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Sepoltura bio: dai costi elevati alle difficoltà culturali

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Sepoltura biologica dei defunti: un’alternativa green ed ecosostenibile che sta prendendo piede dagli Stati Uniti. Di cosa si tratta.

Sepoltura bio
Compost (Foto da Canva) – Ecoo.it

Nello stato di New York, la governatrice Kathy Hochul ha approvato una legge sul compostaggio umano. Si tratterebbe di metodi per sepoltura biologica dei defunti i cui corpi, giunti al termine del processo, diventano terriccio o fertilizzante per le piante. Questa pratica è concessa anche in Oregon, California e nello stato di Washington, ma impiegherà ancora qualche tempo per prendere piede in Italia, considerati i numerosi tabù sulla morte del nostro paese.

A causa dei prezzi elevati di questo tipo di sepoltura e dei blocchi culturali, è ancora un fenomeno piuttosto circoscritto a poche aree. In prima istanza, i cadaveri possono essere trasformati in concime attraverso una naturale decomposizione che avviene in una cassa sigillata e riscaldata.

Sepoltura biologica: dove è consentita e di cosa si tratta

Con la firma della governatrice Kathy Hochul all’inizio del 2023, lo Stato di New York si è unito a un ristretto gruppo di giurisdizioni nel mondo, comprese Washington, Oregon, California e la Svezia al di fuori degli Stati Uniti, nell’aver implementato una legge che autorizza il “compostaggio umano”. Questo processo innovativo permette di trasformare i corpi delle persone decedute in compost utilizzabile come fertilizzante o per la piantumazione.

L’approccio impiegato per convertire i corpi in compost è dettagliato e segue una procedura specifica. Innanzitutto, il cadavere viene posto in un contenitore di acciaio di dimensioni comprese tra due e tre metri. Successivamente, operatori specializzati coprono il corpo con materiali organici come fiori, paglia e trucioli. Una volta che il cadavere è stato adeguatamente rivestito, il contenitore viene sigillato e riscaldato. A questo punto, il processo di decomposizione naturale è avviato grazie all’azione di microbi e batteri, che trasformano il corpo in compost nel giro di circa trenta giorni.

Cariola (Foto da Canva) – Ecoo.it

Alla fine del periodo di decomposizione, il materiale risultante viene estratto dal contenitore. Le ossa, che rimangono intatte durante il processo, vengono polverizzate, e dispositivi medici come protesi vengono rimossi. Il composto risultante viene quindi essiccato per un massimo di sei settimane, dopodiché è pronto per essere utilizzato come fertilizzante per piante o alberi. Secondo la società Recompose, con sede a Seattle e specializzata nel compostaggio umano, da ogni corpo si ottiene circa un metro cubo di compost che contribuisce a nutrire nuova vita e restituire elementi alla terra.

Il dibattito sulla legittimità di questa pratica

Compost (Foto da Canva) – Ecoo.it

Questo approccio è visto da molti come un’alternativa ecologica rispetto alle pratiche tradizionali di sepoltura e cremazione. La sepoltura tradizionale spesso richiede l’uso di materiali non biodegradabili, come legno, e occupa quantità significative di spazio. La cremazione, d’altro canto, emette elevate quantità di gas serra a causa dell’energia richiesta per raggiungere temperature di combustione adeguate.

Nonostante i vantaggi ambientali evidenti del compostaggio umano, esistono preoccupazioni e dibattiti sulla sua accettazione culturale. Alcune persone ritengono che questa pratica possa mancare di rispetto nei confronti dei defunti o essere considerata insensibile. Tuttavia, le prove scientifiche dimostrano che non esistono rischi significativi per la salute pubblica derivanti dalla decomposizione dei corpi.

Come funzionano le bare biodegradabili

Inoltre, altre pratiche ecologiche di sepoltura, come la “sepoltura verde”, stanno guadagnando popolarità. In questo caso, il corpo del defunto viene collocato in una bara biodegradabile fatta di materiali naturali che si decompongono nel terreno senza lasciare sostanze chimiche nocive. Un’altra alternativa è la cremazione ad acqua, un metodo meno impattante rispetto alla cremazione tradizionale, poiché non brucia il corpo ma lo scompone attraverso un processo di idrolisi.

Tuttavia, nonostante i benefici ecologici di queste pratiche di sepoltura alternative, barriere culturali, costi elevati e disponibilità limitata costituiscono ancora ostacoli alla loro adozione su larga scala. In definitiva, mentre la consapevolezza sull’importanza della sostenibilità cresce, l’adozione di approcci di sepoltura più ecologici rimane una sfida da affrontare.

Sophie Melfi

Laureata in lettere moderne, è nata e cresciuta tra il vento sapido del mare e i fiumi marchigiani. Appassionata di trekking e dei luoghi più incontaminati, tutti da scoprire. Sostiene progetti ecosostenibili locali con curiosità e ottimismo verso una nuova prospettiva planet-friendly.

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