Uno dei tessuti più pregiati del mondo è la seta ma sei sicuro che si tratti di un materiale tessile amico dell’ambiente? La risposta è complessa: la seta è anch’essa, a volte, il prodotto di una violenza umana nei confronti dell’ambiente.
Tra gli aspetti della vita quotidiana su cui occorre necessariamente riscrivere le proprie abitudini quello dei tessuti, degli abiti ma anche dei tessili da arredamento, è forse uno di quelli su cui non si concentra abbastanza attenzione. Avere una esistenza che abbia un impatto ambientale ridotto significa anche in parte almeno cercare di avere un impatto ridotto sulla vita di altri esseri viventi.
Alcuni tessuti naturali, come per esempio il cotone, il lino, ma anche la seta e la lana sono considerati materiali amici dell’ambiente. Ma mentre la produzione di cotone e lino è possibile con un impatto ambientale ridotto e una sofferenza animale pari a zero per quello che riguarda in particolare la seta non si può dire altrettanto. Perché se è vero che la seta prodotta responsabilmente ha un impatto ambientale ridotto in termini di utilizzo di energie come si fa a parlare di prodotto realmente sostenibile quando la produzione comporta la morte di migliaia di esseri viventi? La risposta a questo quesito diventa fondamentale.
La seta sostenibile, ma per chi?
Basta fare una rapida ricerca in rete per scoprire che mettendo insieme le parole seta e sostenibilità si ottengono diversi risultati. Per lo più si sottolinea come la seta possa essere un materiale sostenibile e amico dell’ambiente. Ma in realtà non tutta la seta può essere e deve essere considerata ecosostenibile. La fibra che compone la seta non è altro infatti che il prodotto del processo naturale che i bachi, cosiddetti bachi da seta, attraversano per diventare farfalle.
Nella seta non sostenibile il processo di metamorfosi viene bloccato in maniera violenta e gli animali scartati come se fossero un rifiuto. Questo significa che anche se la seta è un materiale altamente biodegradabile, occorre prestare la massima attenzione a che sia prodotta mettendo sulla bilancia non solo la bellezza del tessuto finale ma anche il rispetto di chi permette che quel filato esista, in questo caso dei bruchi.
L’alternativa esiste
Abbiamo accennato alla questione di come la seta non sia tutta uguale e soprattutto non possa essere considerata nel suo complesso ecosostenibile. Ma esistono alcune situazioni in cui la seta può effettivamente essere un materiale sostenibile e al 100% non prodotto con sofferenza animale. L’alternativa alla seta prodotta in maniera industrializzata è la cosiddetta seta del gelso. Alcuni produttori di seta, infatti, non stipano gli animali da cui proviene il filato in camere buie e appositamente pensate per trattenerli ma utilizzano gli alberi del gelso per ospitare i bachi. Decidere di acquistare seta deve essere una scelta consapevole e indirizzando gli acquisti verso quella che viene certificata come seta di gelso hai la certezza di un prodotto veramente sostenibile. Perché nella produzione della seta da gelso ai bachi viene concesso di vivere tutto il loro ciclo vitale e di trasformarsi quindi in farfalle, la seta viene poi prodotta a partire dal bozzolo che il baco diventato farfalla lascia dietro di sé.