Si naviga ormai nella plastica, o forse sarebbe meglio dire che c’è un po’ di oceano nella plastica. Sul finire del 2020 il Commonwealth Industrial and Scientific Organization, autorità statutaria del governo australiano, arrivò a stimare che nelle distese di acqua salata ve ne fossero circa 14,4 milioni di tonnellate.
Questa quantità, in grado di mettere a dura prova anche le capacità immaginative della mente più fervida e farsi beffe della più pessimista che vi possa essere, è il risultato di cattive abitudini radicate da anni (o peggio secoli) di cui tutti sono responsabili. Nessuno, fosse anche per una sola volta nella propria vita, ha mai rinunciato all’uso della plastica “usa e getta”: economica, comoda e resistente. Come iniziare a limitarne l’uso e, da dove partire?
Nonostante, come accennato, sia un materiale lento al degrado (un sacchetto impiega circa 500 anni per decomporsi completamente), la plastica è costituita da particelle microscopiche (comprese tra i 330 micrometri e i 5 millimetri) che si staccano con facilità e che hanno invaso ogni angolo del Pianeta: il terreno, i mari, i laghi, i fiumi. Questi frammenti rispondono al nome di “microplastiche“; esse si trovano anche nel cibo che mangiamo (e di conseguenza – seppur in piccolissime percentuali – si annidano nel nostro intestino).
Per invertire la tendenza ciascuno può fare la propria parte. Ad esempio si può preferire l’uso di shopper ecologiche quando ci si reca al negozio per la spesa. Così come lo smartphone, devono diventare oggetto che si ha sempre con sé. Basta solo farci l’abitudine. Con quali “borse green” si possono sostituire le buste di plastica?
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Il mercato offre una vasta gamma di shopper ecologiche. Sono stati condotti numerosi studi sull’impatto ambientale di ciascuna di queste diverse tipologie: è emerso che le più green sono quelle realizzate in cotone (l’ideale è quello biologico, coltivato senza l’uso di pesticidi chimici o fungicidi). Seguono quelle in juta, PET e polipropilene (riciclabile e biodegradabile).
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Le prime citate possono essere usate anche se a diretto contatto con il cibo. Inoltre, poiché traspiranti, quando si torna dalla spesa, la frutta e la verdura possono essere tranquillamente lasciate al loro interno. Altre pregevoli caratteristiche sono l’ottima resistenza ai carichi e allo scorrere del tempo, nonché la facilità con cui “se ne può avere cura”: basta lavarle in lavatrice con gli altri vestiti, appenderle poi insieme al resto del bucato e attendere infine che si asciughino.
Altra tipologia di shopper ecologica – comunque meno “performante” di quella in cotone – è il “sacchetto di carta kraft“, il classico sacchetto di carta ecologico di color marrone che prende il nome dal processo di fabbricazione che non prevede l’uso di cloro per lo sbiancamento. Anch’essa ha un impatto ambientale, è vero; rispetto però alle buste di plastica ha il vantaggio di non contribuire al rilascio di microplastiche: è infatti biodegradabile.
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