Il Po in secca è uno scenario a cui, a quanto pare, ci si dovrà abituare per gli anni a venire. Di conseguenza deve cambiare l’approccio al problema
Ci sono delle immagini che valgono più di molte spiegazioni. Nello specifico, la foto dei cittadini che giocavano a bocce nel Delta del Po secco, risalenti al 2022, mostrano lo stato di emergenza molto più delle statistiche. Che sono anch’esse piuttosto preoccupanti. Nello specifico, le osservazioni degli ultimi venti anni hanno palesato quanto i cambiamenti climatici abbiano inciso sulla siccità del Po. Questo fiume, il più grande e prezioso d’Italia, che attraversa le regioni Lombardia, Piemonte, Val d’Aosta, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche, la provincia autonoma di Trento ed anche delle località di Francia e Svizzera, si sta prosciugando.
I 90mila chilometri di bacino idrografico stanno perdendo la loro capienza per motivi assolutamente prevedibili. Difatti l’area del Po si trova all’interno della zona considerata più a rischio di transizione climatica fra il Mediterraneo ed il Nord Europa. Con la conseguenza di una grande incertezza sul futuro climatico. O forse maggiori certezze di quanto si creda, che però non sono auspicabili.
Il futuro del fiume Po e delle aree limitrofe
Oltre ad avere una portata di acqua, data anche dall’estensione, davvero incredibile, dove flora e fauna marittimi sono largamente presenti, sia in maniera naturale che come allevamento di molluschi, il Po è fondamentale per l’irrigazione di 3 milioni di ettari di superficie agricola, che potrebbero ritirarsi a causa delle siccità. Inoltre grazie a questo fiume viene prodotto oltre il 55% dell’energia elettrica da fonte idrica del Paese. Dunque è evidente il rischio, oltre allo squilibrio idro geologico, che ci può essere per le attività legate al fiume più grande d’Italia. I numeri però non sono incoraggianti.
Come gestire la siccità idrica
A quanto pare la siccità idrica del Po andrà sempre peggiorando. Di conseguenza, in base alle valutazioni degli esperti, si stima una perdita della risorsa del 60%. Irreversibile. E dunque nel futuro, l’unica cosa da fare sarà confrontarsi con questa nuova realtà cercando di massimizzare le risorse idriche a disposizione e limitare gli sprechi. E questo dovrà essere fatto con nuove strategie e nuovi progetti ad hoc.