Succede nella “Provenza svedese“, che si colloca a Sud del Paese. Simris, con i suoi appena 200 abitanti, ha iniziato a scollegarsi dalla rete elettrica ed energetica nazionale rivendicando un’autosufficienza senza precedenti in Europa. I cittadini hanno aderito compattamente all’iniziativa.
Come di consueto si guarda alle piccole realtà locali, specie se nordiche, con uno sguardo che vacilla tra l’incredulo ed il sospettoso, tra l’ammirazione e la repulsione. L’idea di potersi affrancare completamente dalle grandi Big dell’energia mondiale nelle intenzioni piace a tutti, ma nella prassi desta quel timore che è tipico della società occidentale contemporanea, che preferisce delegare piuttosto che intraprendere.
E questa è la dimostrazione che nonostante i cartelli internazionali si può avere energia a Km0. E non in qualche comunità estrema e virtuosa, ma in un preesistente paese del nord Europa, dove di certo la materia prima per produrre energia rinnovabile non è così consistente. I cittadini di Simris hanno acquistato da tutte le parti del mondo batterie della dimensione di un congelatore – ormai decisamente a buon mercato – e le hanno collegate ai pannelli solari presenti su tutti i tetti delle abitazioni.
In più, hanno lavorato copiosamente per efficientare le case, sostituendo infissi di porte e finestre per mantenere caldi gli interni. E con queste accortezze ed azioni coraggiose si stanno rendendo autonomi dalla rete nazionale. Il Governo svedese e l’Unione europea osservano con interesse al caso di Simris.
Nonostante i continui incoraggiamenti in tale direzione, le istituzioni ammoniscono anche pratiche di questo tipo perché le reputano al limite. Molto più sicuro mantenere in ogni caso dei rapporti con le reti nazionali di energia. Ma i cittadini di Simris non sono d’accordo.
“E’ una bella sensazione rendersi indipendenti dalla produzione dei big energetici, che non sempre sai se venga ancora da fonti fossili o dall’atomo, e affidarsi a fonti locali di tua iniziativa”. La rivista Bloomberg ha intervistato Lars Goran Lefvert, uno dei maggiori attivisti di Simris, che due anni fa ha lasciato Stoccolma per investire denaro ed energie nel progetto di autosufficienza energetica.
Lui ed i suoi vicini producono energia non solo sufficiente alle proprie esigenze, ma la vendono anche al gigante energetico tedesco E.ON. Il ricavato della vendita serve per evolvere il progetto Simris. Sì, perché quando un modello funziona inizia a valicare i confini territoriali. Ed è su questo che la popolazione punta maggiormente.
L’ingegnere Rosvall di E.ON ammette ai microfoni di Bloomsberg che “sarebbe ottimo se si riuscisse a usare ed esportare l’esempio di Simris in tutte le località in cui attualmente a nostra insaputa sarebbe possibile farlo“. E dello stesso avviso sono anche altre multinazionali tedesche produttrici di energia.
Ma il progetto Simris parte dal basso, ed è proprio la buona volontà e la competenza dei cittadini che rende possibile sfruttare energia rinnovabile senza doversi chiedere da quale sfruttamento del territorio i propri consumi derivino. Un vantaggio non da poco.
Non si dovrebbe guardare a Simris come ad un’oasi felice, magari simile alle favole nordiche che piacciono tanto, ma che rimangono lontane. L’idea è buona, e la sua realizzazione può essere esportata in qualunque località, i dati energetici lo hanno dimostrato. Basterebbe solo un po’ di coraggio e di perdita di quel cinismo che ci fa sentire completamente nelle mani dei grandi interessi economici modiali.
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