Il fascino dello spazio è fatto anche dalla possibilità un domani per l’essere umano di esplorare oltre i confini del sistema solare. Una possibilità che si è appena fatta molto meno remota
Serie TV storiche, film che hanno fatto dello spazio un luogo iconico, opere di ogni genere multimediali e non che immortalano un futuro in cui gli esseri umani incontrano specie di altri pianeti e con loro intessono rapporti interpersonali. Questo è il futuro che molto spesso immaginiamo e che prima o poi si realizzerà. È tutta una questione di progresso della tecnologia e in particolare della tecnologia di propulsione dei mezzi che dovrebbero portare gli astronauti e poi gli esseri umani comuni là dove nessun uomo è mai giunto prima ai confini magari di una galassia lontana lontana.
Le distanze nello spazio si misurano non in chilometri ma in anni o in anni luce. Spazi enormi hanno bisogno di misure di grandezza che siano all’altezza. Ma dalla NASA arriva ora una nuova promettente forma di propulsione che potrebbe accorciare di molto i tempi necessari per uscire proprio dai limiti del sistema solare, riducendo di gran lunga i decenni che le sonde, tra le più famose la sonda Voyager, hanno impiegato in passato per superare le Colonne d’Ercole del cielo.
Non si tratta di creare delle astronavi a vapore ma la fascinazione del termine utilizzato dai ricercatori della NASA è innegabile. Si tratta di un sistema denominato pallet beam. Una tecnologia che è una evoluzione creata a partire dai raggi laser ma dai quali si differenzia. Come si legge anche sul sito ufficiale della NASA nel post in cui l’Agenzia Spaziale Americana spiega la nuova propulsione a fasci di pellet si parla di una nuova architettura di propulsione che ha come obiettivo quella di riuscire a spostare carichi superiori alla tonnellata.
Questo significa che si tratta quindi effettivamente di un nuovo sistema di propulsione pensato non per portare qualche sonda a zonzo nel cosmo ma per portare strutture pesanti e, questo si può leggere in controluce, con equipaggio umano e strumentazione a bordo. Si tratta di una tecnologia che si ispira anche alle cosiddette vele già in fase di studio e di sperimentazione.
I numeri riportati sul sito ufficiale della NASA parlano di una serie di particelle che vengono emesse in rapida successione sempre attraverso un laser e questo nuovo sistema potrebbe riuscire a portare a una riduzione sostanziale dei tempi necessari proprio per attraversare tutto il sistema solare. La NASA parla di meno di un anno per raggiungere i pianeti che si trovano ai limiti del sistema solare, tre anni per coprire 100 unità astronomiche, ovvero 100 volte la distanza che c’è tra la Terra e il Sole: 150 milioni di chilometri. L‘Agenzia Spaziale Americana ha ricevuto i fondi per passare dalla teoria ai fatti il che significa che i primi risultati potrebbero effettivamente arrivare tra 5 anni. Lo spazio si fa più piccolo e vicino.
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