Uno studio dell’Università di Chicago conferma che l’inquinamento atmosferico è la più grande minaccia alla salute umana. Quali sono le aree più colpite.
I negazionisti dei cambiamenti climatici – e della gravità della Co2 nell’atmosfera – riceveranno un bello smacco leggendo gli ultimi dati in termini di inquinamento e di correlazione con le patologie più gravi, come infarti e neoplasie. L’Energy Policy Institute (EPIC) dell’Università di Chicago rivela una verità che è sotto gli occhi di tutti: l’inquinamento atmosferico è “la più grande minaccia al benessere fisico nel mondo“. Senza dubbio lo stile di vita alterato contribuisce allo sviluppo di alcune patologie, ma il fattore maggiormente influente deriva proprio da quelle polveri sottili che respiriamo continuamente.
Le polveri sottili si depositano nel corpo, aumentando esponenzialmente la possibilità di sviluppare tumori, malattie vascolari, ictus, infarto. Non è un tentativo di spaventare, ma solo di far prendere coscienza. L’anidride carbonica sviluppata dai processi produttivi e dai trasporti è dannosa all’ennesima potenza. E deve essere abolita.
Esistono numerose politiche e fondi per curare le malattie, ma nessuno per eliminare la Co2, di cui le patologie possono essere diretta conseguenza. Questo è l’atteggiamento più comune, nonostante le varie Cop. Evidentemente si preferisce spendere miliardi per le cure piuttosto che eliminare il problema alla fonte. Eliminerebbe tutto il processo produttivo globalizzato così come lo conosciamo.
Niente più carne argentina tutti i giorni. Niente più fragole a gennaio. Niente fast fashion, trasportata dagli stabilimenti asiatici direttamente in Europa per l’impacchettatura finale. Le zone più inquinate al mondo – secondo lo studio – sono in Asia ed in Africa, specialmente in Cina, Bangladesh e India. Ma anche l’Italia non deve stare tranquilla. Milano è la città più inquinata di tutta l’Europa. In generale i Paesi più a rischio sono quelli che ricevono minori mezzi per combattere la piaga dell’inquinamento. Ed ovviamente sono i Paesi in via di sviluppo. L’Europa ha iniziato relativamente da poco tempo a portare avanti dei programmi di contenimento alla Co2, che però non sono sufficienti a mantenere i livelli richiesti dall’OMS.
Lo studio firmato dall’Università di Chicago tira anche delle conclusioni. Con i livelli attuali, l’aspettativa di vita al livello globale dovrebbe scendere mediamente di 2,6 anni per ciascuno. E questa non è una buona notizia. Che andrebbe ribadita a quanti ancora vogliono speculare sulle miniere di carbone e sull’estrazione del petrolio. I Paesi in via di sviluppo, in corsa per l’accelerazione economica, sono quelli maggiormente a rischio. Dati i patti commerciali con il mondo cosiddetto sviluppato, si potrebbero richiedere maggiori standard di sicurezza e la stima delle emissioni per ogni singolo prodotto. Ma questo non genera profitto.
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