Oltre 12.000 alle vittime causate dall’inquinamento atmosferico nella metropoli di Londra, da quell’episodio è stata emanata la prima legge ambientalista.
La storia a volte ci insegna molto più di quanto si possa sospettare. Questo evento drammatico di disastro climatico, che ha provocato nel giro di pochi giorni oltre 12.000 vittime, ed oltre 100mila malati gravi, è stato esemplificativo nella storia, e dovrebbe essere ricordato ad oggi come una ricorrenza importante per sottolineare quanto la tutela ambientale sia fondamentale non soltanto per le generazioni future ma anche per il presente.
Diverse sono state le cause che hanno generato il grande smog di Londra nel 1952, ricorso nelle giornate fra il 5 e il 9 dicembre di quell’anno. Da quella avvenimento, è stata coniata la parola smog, come sintesi dei due termini inglesi smoke e fog, ovvero fumo e nebbia. Quell’evento ha cambiato radicalmente il modo in cui in Inghilterra venivano gestite le fabbriche, e i carburanti per il riscaldamento domestico.
Il grande smog di Londra, la ricostruzione dei fatti
A creare la strage ambientale, che non ha riguardato soltanto esseri umani ma anche animali, sono state delle concause di fattori. Durante l’inverno Londra attraversa normalmente una fase meteorologica piuttosto rigida. Quell’anno, l’anticiclone delle Azzorre portò a un’inversione termica su Londra, di modo tale che si creò uno strato di calore che ricopriva lo strato di freddo della città.
A causa di questo, e dell’inquinamento atmosferico, si creò una coltre di nebbia nera che rendeva impossibile la visibilità nelle strade. Di conseguenza furono chiusi cinema, scuole, attività commerciali, non per la tutela ambientale, che negli anni cinquanta ancora era agli albori, ma per l’impossibilità di vedere ad un palmo di naso. Può sembrare surreale trovarsi in una nebbia di fumo denso e scuro, ma è ciò che è successo agli abitanti di Londra in quei giorni. A peggiorare la situazione, le fabbriche all’interno della metropoli, e i riscaldamenti domestici accesi con carburante di scarsissima qualità a base di anidride solforosa, le cui emissioni combinate col biossido di azoto generarono senza dubbio la bassissima respirabilità dell’aria. Dunque non solo il fumo era dannoso, ma anche tossico. Scattò l’allarme generale, che durò diversi giorni.
Il tasso di mortalità in quei giorni si alzò dell’80% rispetto all’anno precedente, ed inizialmente le autorità decisero di imputarlo ad un influenza stagionale. Questo fu smentito rapidamente dagli studiosi che iniziarono ad analizzare le reazioni chimiche che generarono il fumo nero. In seguito al grande smog, furono cambiate alcune leggi, principalmente per volere della regina Elisabetta II. Winston Churchill, allora a capo del governo, fu reticente ad introdurre misure di tutela ambientale. Tuttavia la regina si impose, e fu emanato il primo Clear air act, che imponeva l’allontanamento delle fabbriche dal centro urbano, ed anche la sostituzione del carburante con il gas naturale che produceva minori emissioni. Fu una vera e propria strage. Nei primi due giorni si contano oltre 4500 vittime. Numero destinato a crescere smisuratamente per arrivare a superare i 12.000 decessi a causa dello smog.
Gli studi del 2016
Ci sono voluti quasi 20 anni perché si arrivasse ad uno studio organico ed integrato per dare una motivazione concreta e specifica sul grande smog del ’52. Non che non si siano verificati successivamente altri fenomeni di questo tipo riguardanti la metropoli di Londra, ma mai di tale portata. Le persone erano costrette a camminare appoggiandosi al muro perché non riuscivano a vedere ad un palmo dal naso. Nel 2016 un gruppo di studiosi riuscì a dimostrare senza dubbio alcuno, che fu proprio l’inquinamento atmosferico a determinare l’impennata di decessi e di gravi intossicazioni nella città di Londra.
A seguire, nel ’68 ci fu un’altra legge inglese per preservare la pulizia dell’aria. Queste emanazioni legislative furono pionieristiche per quanto riguarda la tutela dell’ambiente. Ad oggi determinati step sono stati superati, e la tutela e la sensibilità ambientale sono senza dubbio cresciute. Ciò non toglie che quel episodio rimane esemplificativo di come la combinazione di eventi climatici e attività antropica possano generare delle catastrofi inaspettate ed inimmaginabili. Ora abbiamo tutti gli strumenti e le conoscenze per prevenirli. Il resto sta a noi ed ed alle politiche internazionali.