[galleria id=”451″]Ora è possibile monitorare l’andamento del ciclo di vita degli oceani e prevedere possibili calamità naturali dallo spazio. E’ stato lanciato il satellite ESA denominato SMOS proprio per questo scopo.
Le prospettive degli studi sui mutamenti climatici si ampliano, e il satellite SMOS ne è la dimostrazione. L’Agenzia Spaziale Europea (ESA è l’acronimo inglese di “European Space Agency“), la scorsa notte ha lanciato il vettore Rokot dalla base russa di Plesetsk. Il vettore, contenente due satelliti mirati allo studio del clima del nostro pianeta: Smos (acronimo di “Soil Moisture and Ocean Salinity”), in sperimentazione da oltre 17 anni, lavorerà per captare i dati inerenti ai diversi fenomeni naturali. Contestualmente, il “dimostratore tecnologico” Proba-2 avrà il compito di sperimentare tecnologie e strumenti per le osservazioni solari.
Il direttore generale della sede Esrin di Frascati (RM), Jean-Jeacques Dordain, dichiara: “Il successo del lancio è una buona notizia non solo per l’Esa ,ma per tutto il mondo. Contribuirà difatti in una ricerca approfondita e sull’umidità del suolo e sulla salinità dell’acqua, fondamentali per meglio comprendere gli andamenti climatici che coinvolgono l’intero Pianeta. Smos, che è costituito da una serie di pannelli solari, utilizzerà l’energia da questi sprigionata per sondare dalla sua orbita polare ad un altitudine di 758 KM, e nel giro di tre giorni, la completa superficie terrestre; le 69 minute antenne che invece ricoprono i suoi “bracci” saranno utili a ispezionare l’intero ciclo dell’acqua sul globo“.
Il direttore del Programma di Osservazione della Terra dell’Esa, Volker Liebig, dice che “il lancio è stato perfetto”. “Una missione senza precedenti che scrive una pagina della storia della ricerca scientifica, oltre che a contribuire allo studio dei fenomeni del nostro pianeta.
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