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È tornata anche quest’anno la manifestazione So critical so fashion 2012, un evento che, all’interno della settimana della moda milanese, vuole dare un’impronta etica e solidale a tutto ciò che riguarda accessori e abbigliamento. Quando si entra nello spazio espositivo dell’edizione di quest’anno si ha subito l’impressione di qualcosa in continuo mutamento, una fabbrica di idee che cerca d’unire due mondi apparentemente opposti: quello del glamour e del fashion, con quello del riciclo e dei tessuti bio, per comprendere l’impatto che ogni capo può avere sull’ambiente. Ecco cosa abbiamo visto in anteprima per voi alla manifestazione: per avere un’idea visiva di quello che stiamo dicendo, date un’occhiata alla fotogallery.
Le idee sono tante, innovative e nient’affatto scontate, inoltre la location dei Frigoriferi Milanesi non può che dare ancora più forza all’idea di sperimentazione. Uno dei primi stand dal quale sono attratta è My Mantra, che ha sviluppato un progetto ambizioso ma nient’affatto semplice: “Quello che abbiamo fatto è stato sostituire la pelle animale con un materiale naturale che parte dal legno – ci dice Marcello Antonelli di My Mantra – creando poi questa nostra collezione Ligneah, con un materiale particolare che abbiamo brevettato”. Borse, accessori, dalle agende al porta cellulare, passando per sandali e infradito, sono realizzati con sottilissimi fogli di legname certificato FSC, che lo rendono morbido al tatto, grazie anche alle idee di Marta, designer d’accessori.
Una delle anteprime presentate è quella di Altromercato, con Auteurs du monde che, come ci racconta Marina Spadafora, direttore creativo del brand: “È stata creata con il contributo di conoscenze e materiali del Sud del mondo: dai capi in alpaca diagonal prodotti in Perù fino ai cappotti in lana mélange realizzati a Katmandu”. “La nostra missione è quella di divulgare un concetto di moda e sviluppo consapevole, che non rinunci però alla qualità e all’eleganza dei capi, creati con cura nei minimi dettagli. Alcuni ad esempio sono realizzati in Nepal dagli artigiani della Kumbeshwar Technical School, che assiste le popolazioni più svantaggiate” continua Marina Spadafora. I vestiti sono realizzati ai ferri o all’uncinetto e ognuno impiega molte ore di lavoro per essere confezionato. Ogni organizzazione che collabora con Auteurs du monde segue il principio del fair trade e, ad esempio anche nei suoi bijoux cerca di ridurre il più possibile l’impatto ecologico, con legno e vetro riciclato o scarti di produzione.
Proseguendo il nostro giro per i saloni del So critical So fashion 2012, noto un cartello particolare: “Le nostre calzature, così come gli accessori non hanno parti animali, e le vostre?”. Ebbene sì, ci sono delle vere e proprie calzature vegan, e chi pensa a strane scarpe un po’ eccentriche si sbaglia, come mi dice Paolo Anemone: “La più grossa difficoltà che deve affrontare un’azienda di prodotti vegan è proprio la convinzione che una calzatura vegan debba per forza essere brutta da vedere: come puoi notare qui in realtà quello che ci differenzia dalle normali collezioni sono solo i materiali: utilizziamo tomaie e fodere in microfibre traspiranti, ma anche materiali riciclati come le gomme o il lino oppure ancora paglia di cocco e sughero”.
Giro ancora un po’ per il salone e vedo le capsule del caffè Nespresso, non su un tavolino con dei biscotti, come potrete pensare, ma applicate nei modi più fantasiosi possibili, a borse, scarpe e tessuti. Le mani che hanno dato vita a questo fantastico esempio di riciclo creativo sono quelle di Laura e Marina, che hanno creato Dirondella: “Abbiamo inziato a fare tutto questo lavoro per caso, inventandoci qualcosa di diverso da regalare per Natale – raccontano entusiaste – Poi i commenti positivi di tutte le nostre amiche sono state una spinta a continuare, e adesso abbiamo anche dei punti vendita che vendono i nostri lavori”.
Uno stand attira la mia attenzione, si chiama Ecogeco ma vedo esposti quelli che a prima vista mi sembravano dei normalissimi jeans: “Noi produciamo Bio-denim, ovvero utilizziamo cotone biologico e indaco vegetale, tutto rigorosamente made in Italy – mi spiega Giampaolo Bianchi, che è aiutato in questo lavoro da sua moglie Claudia – Un’altra nostra caratteristica è stata quella di produrre nell’arco di 50 km, quindi tutto rimane legato al territorio, interrompendo un po’ quel meccanismo moderno che ha creato tanti diversi passaggi dalla produzione fino al prodotto in negozio, distruggendo di fatto delle realtà consolidate della nostra industria tessile tradizionale”.
Entrando nell’altra sala degli spazi espositivi, tra i gioielli con materiali riciclati, noto quelli di Lorena Giuffrida: “Sono partita con creazioni che riutilizzavano la carta e ora ho scoperto questo fantastico materiale, le camere d’aria – mi racconta Lorena – Mi rifornisco da un negozio che ripara biciclette vicino a dove abito a Bergamo e da lì poi inizia il processo creativo vero e proprio”. A vederle bene poi queste collane, oltre alla fantasia di Lorena, utilizzano anche altri materiali di scarto: dai vecchi bottoni fino ai piccoli galleggianti.
La nostra impressione è stata positiva e ha messo in risalto un messaggio molto importante: sfatare il mito del “sostenibile ma brutto da vedere“, che troppo spesso ha allontanato una grande fetta di pubblico a questo tipo di prodotti artigianali.
Per chi volesse partecipare, la manifestazione è aperta al pubblico fino al 23 settembre. Per ulteriori informazioni, ecco il sito ufficiale della manifestazione: http://www.criticalfashion.it/
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