Spesso sentiamo la necessità o forse l’obbligo di assumere posizioni di consumo critico e di maggiore tutela ambientale, ad esempio sposando determinate soluzioni di mobilità sostenibile. Questo per abbassare l’impatto ambientale della nostra quotidianità, non tanto per noi ma per il Pianeta Terra che lasceremo ai nostri figli, e ai problemi che si troveranno ad affrontare i figli dei nostri figli. Ma i nostri di figli, sono consapevoli del problema? Basta il nostro esempio a renderli coscienti? Sembrerebbe di no.
In occasione della conferenza globable sullo sviluppo sostenibile Rio+20, esce una ricerca condotta dall’Università Iulm di Milano che ci indica quanta strada ci sia ancora da fare per educare i nostri giovani ad un maggiore rispetto dell’ambiente.
Se infatti i nostri ragazzi dimostrano di conoscere abbastanza il problema -ma anche qui, purtroppo, non mancano i distinguo, e le conseguenze correlate-dall’effetto serra ai cambiamenti climatici-, le loro azioni vanno esattamente nella direzione opposta. L’inchiesta evidenzia infatti dei giovani che si comportano in modo superficiale e distratto sul tema del rispetto delle risorse naturali, che non seguono i più basici principi di sostenibilità ambientale.
A rispondere alle domande sono stati campioni delle giovani generazioni dai 18 ai 30, dove addirittura il 33% ha sottolineato il proprio disinteresse per le tematiche e ben il 19% che non pratica la raccolta differenziata e non considera prioritario il problema delle discariche di rifiuti.
Sono giovani allo sbando, spesso travianti da un’informazione televisiva più d’intrattenimento che d’approfondimento. Chi vuole sapere di più, infatti, cerca aggiornamenti su internet, ma è difficile liberarsi dall’impronta che caratterizza l’informazione televisiva, quella con cui sono cresciuti. E quindi è facile per loro considerare tematiche di attualità ambientale solo le più comuni e quelle di cui i mass media hanno diffuso maggiori informazioni, dalla questione dei rifiuti a Roma e la discarica di Monte Carnevale fino alle fonti rinnovabili e alle possibilità lavorative sviluppate dalla green economy. Il tutto, però, è evidente riproposto in chiave narcisistica ed edonistica, pensato solo per soddisfare il proprio interesse personale, senza alcuna implicazione sociale. Una deriva pericolosa che dovrebbe avere esempi forti e tracciati concreti per permettere di raddrizzare la via.
photo: angela7dreams
Dei nuovi legami tra la "carne finta" e gli stati di depressione sono emersi a…
Quante volte abbiamo mangiato i datteri a Natale? Dopo un pranzo abbondante, spesso accompagnano dolci,…
Indossi il cappello con il pon pon? In pochi sanno che potrebbe essere legato a…