Lo spazio è di certo uno dei luoghi ma anche dei concetti più affascinanti ed è per questo che la teoria secondo cui tutto ciò che c’è intorno a noi sarebbe un ologramma non viene scartata a priori neanche dalla NASA
La cronaca, spesso quella più mondana, si popola ogni tanto di trafiletti che raccontano delle stramberie partorite dalla mente di alcuni esemplari appartenenti al genere umano. Una di queste teorie che, qualche anno fa, portò addirittura alla organizzazione di un vero e proprio summit è la cosiddetta teoria dei terrapiattisti: persone che sono convinte la Terra non sia una sfera quanto una struttura in pratica bidimensionale sospesa nel vuoto con un limite fisico ben preciso. Accanto a queste teorie un po’ balzane ce ne sono altre che hanno invece trovato sostenitori anche all’interno di strutture prestigiose proprio come la NASA.
Una di queste teorie è che tutto lo spazio che stiamo esplorando non sia altro che un enorme, gigantesco ed estremamente dettagliato ologramma, creato appositamente da una qualche razza aliena. Che cosa sostiene questa teoria da film di fantascienza e perchè non viene scartata a priori?
Tra i più convinti sostenitori che viviamo in realtà in una gigantesca simulazione ci sono il dottor Rich Terrile e il professore di filosofia dell’università di Oxford Nick Bostrom. In particolare è interessante andare a rivedere alcune dichiarazioni che il dottor Terrile ha rilasciato per esempio a Vice News qualche anno fa: “nella meccanica quantistica, le particelle non hanno uno stato definito fino al momento in cui non vengono osservate. Diversi teorici hanno passato tutta la vita a cercare di spiegare questo concetto. Una spiegazione è che viviamo all’interno di una simulazione, vedendo ciò che abbiamo bisogno di vedere quando abbiamo bisogno di vederlo“.
E alla domanda del perché si tratti di qualcosa del futuro è lo stesso dottor Terrile che scomoda il molto conosciuto principio di Moore: un principio che prevede la progressione della capacità di calcolo delle macchine. Secondo i calcoli fatti a partire dal principio di Moore non ci vorrà molto prima che qualcuno riesca ad avere un computer con “l’abilità di calcolare un’intera vita di 80 anni, compreso ciascun pensiero mai concepito durante la vita, nel giro di un mese“.
Ovviamente si tratta di una teoria che ha una buona dose di detrattori, la maggior parte dei quali sottolinea come ci sia una sorta di errore di fondo: se ad aver creato il gigantesco ologramma, la simulazione in cui viviamo, è qualche civiltà aliena come facciamo ad essere sicuri che questa simulazione esista se proviamo ad immaginarla con i canoni di ciò che faremmo noi come specie? Eppure sarebbe proprio la teoria sostenuta anche da alcuni membri importanti della NASA a spiegare alcune cose che rimangono inspiegabili, tra queste il concetto stesso di non finitezza dell’infinito.
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