Sebbene in tempi di crisi, l’acquisto e consumo di prodotti bio in Italia non sembra esserne influenzato. Stando ai dati Ismea – nel primo semestre del 2012 rispetto allo stesso periodo del 2011 la spesa sarebbe aumentata di oltre il 6%, con un giro d’affari di circa 3 miliardi di € che metterebbe il nostro paese al quarto posto, dopo Germania, Francia e Regno Unito per quanto riguarda l’Europa, e il sesto posto nella classifica mondiale. Uno sviluppo notevole quello raggiunto dal 2008, quasi un aumento dell’8%, stando a quanto sottolineato in una nota Aiab, Coldiretti e Legambiente.
“I consumatori cercano sicurezza a partire da quello che mangiano, preoccupandosi dell’origine, della modalita’ di produzione e della vicinanza al territorio. Tutte caratteristiche viste come garanzia di maggior salute e benessere, ma anche come rispetto dell’ambiente e delle economie locali”.
Una crescita di offerte online arriva dall’e- commerce, sebbene non rappresenti un canale rilevante in termini di quantità di vendita. Tuttavia dal 2007 a oggi i siti che in Italia si occupano di vendita prodotti biologici sarebbero passati da 106 a 167 con un aumento del 57,5%, in particolare in Lombardia, Puglia, Emilia Romagna, Lazio e Sicilia. “I prodotti biologici derivano da un metodo che offre il maggiore contributo alla riduzione delle emissioni di gas serra, un benessere per l’ambiente e gli esseri viventi”.
LP
niente sacchetti bio per tutti?
È da un bel po’ di tempo che nei più grandi centri commerciali e negozi non si vendono più i sacchetti di plastica, ma si commercializzano solo quelli biodegradabili. Uno sforzo a senso unico, dato che poi i piccoli esercenti decidono come preferiscono, e di solito pensando più ai profitti che alla salute del Pianeta Terra.
È per questo che ora sembra una vera e propria contraddizione la scelta di prorogare la validità delle borse della spesa in plastica, in attesa di definire criteri più esatti e stringenti sulle caratteristiche che esse devono avere per diventare sacchetti bio o meno.
Sono state infatti prorogate per ulteriori sei mesi anche le sanzioni a cui sarebbe stato imputato chi commercializza shopper in plastica, magari spacciandole per pienamente biodegrabili o similari. Niente multe fino al 31 dicembre 2013, per la gioia dei rivenditori.
E’ pronto, inoltre, un dettagliato vademecum, da utilizzare soprattutto per i rivenditori: la plastica consentita, infatti, vale solo per alcune categorie merceologiche e ha regole stringenti anche su temi come grammature e sagome. Per non limitarsi a questo, però, c’è un dettagliato decalogo per verificare lo spessore della busta e della maniglia a seconda dell’uso a cui la busta di plastica sarà destinato. Regole stringenti, dicevamo, per rendere più giusta ed efficace la legge contro lo spreco di plastica. A questo punto si aspetta solo che la norma venga applicata.
Gli italiani, nel frattempo, si stanno dimostrando tendenzialmente più attenti su temi di consumo critico, sostenibilità ambientale dei prodotti e spesa ecologica, sostituendo la classiche buste della spesa ad altre, più solide e resistenti, da riutilizzare in più occasioni.
photo: Topsy@Waygood
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