Oltre un miliardo di persone in più potrebbero essere sfamate con una gestione migliore dei mangimi per animali. Ridurre lo spreco alimentare
Arrivano iniziative dai vari Paesi membri dell’Unione europea, ed è sicuramente una buona notizia. La Spagna in testa a tutti, sta implementando delle leggi per ridurre drasticamente, o meglio annullare, lo spreco alimentare. Le iniziative dovranno costruirsi in un arco di tempo che non è immediato. Tuttavia la collaborazione con le Ong che si occupano di distribuzione di pasti e prodotti alimentari è fondamentale. Anche in Italia ci sono timide iniziative. Questo perché stando statistiche alla mano non è concepibile che una porzione del mondo sia sotto il livello di nutrizione ed un’altra sprechi cibo come se nulla fosse. Ed in questo contesto non ci si limita al cibo per esseri umani.
Facendo un conto a tutto tondo tra risorse alimentari a disposizione ed impiego delle risorse, emerge che il cibo utilizzato per gli allevamenti sottrae alla popolazione molte proteine non necessarie agli animali. La questione degli allevamenti per confezionare carne che finisce nei supermercati acquista un altro punto negativo. Il tema è stato affrontato da uno studio dei ricercatori dell’Università di Aalto, in Finlandia, pubblicato su Nature Food.
Spreco alimentare, più cibo per gli esseri umani riducendo mangimi animali inutili
Non si intende sottrarre cibo agli animali, ma solo ridurre lo spreco inutile. Lo studio sopra citato, prosecuzione di un precedente, ha dimostrato che “anche solo riducendo gli sprechi in ogni passaggio della filiera – e cioè nella produzione, nel trasporto, nella logistica, nella conservazione e nell’utilizzo da parte del consumatore finale – si sarebbero potuti evitare circa metà degli sprechi di acqua e alimenti, ottenendo un aumento del cibo disponibile del 12%”.
E questo darebbe da mangiare ad un miliardo di persone in più. La questione riguarda soprattutto gli scarti alimentari, che invece di essere gettati potrebbero essere utilizzati per mangime alimentare, e le risorse per quest’ultimo, ovviamente quelle che fanno parte del cibo umano, dirottate per sfamare le persone.
È un problema che riguarda i cicli produttivi. Circa un terzo dei cereali e un quarto del pesce reperibili sul mercato sono destinati ad allevamenti e acquacolture. Per modificare queste politiche sarebbero necessari interventi coraggiosi da parte delle istituzioni e dei Governi. Lo studio, per quanto rimanga su carta, almeno ha avuto il merito di suggerire una soluzione, anche se parziale, alla fame nel mondo.