Lo spreco alimentare continua a crescere. Oltre alla produzione insostenibile di rifiuti anche la scarsità di cibo nel mondo ne risente. La Spagna è in via di definizione per una nuova legge
Sprecare il cibo è un atto che al livello casalingo deve essere evitato. Nonostante i comportamenti virtuosi del singolo cittadino, la ristorazione è la maggior responsabile di questa piaga. Ci si dovrebbe chiedere: “Come fa un ristorante ad offrire un menu di decine di piatti?” La diretta conseguenza è che le preparazioni non vendute verranno probabilmente gettate. La riduzione dello spreco alimentare è anche uno degli obiettivi dell’Agenda ONU per il 2030. Molti Paesi stanno intervenendo con delle norme ad hoc, ma non è ancora abbastanza. Le distorsioni del commercio si rendono colpevoli di quest’ingiustizia. Senza entrare nella retorica dei bambini africani, è un dato di fatto l’enorme disuguaglianza al livello mondiale sull’accesso all’alimentazione.
Ed in questo scenario il cibo viene gettato quotidianamente. “Secondo la Food and agriculture organization (Fao) a livello globale ogni anno vengono gettati 1,3-1,6 miliardi di tonnellate di cibo commestibile, ovvero almeno un terzo di quello prodotto, corrispondente a un valore complessivo di 1,2 trilioni di dollari”. E l’Europa cerca di riparare. La Francia già da tempo ha adottato delle norme di sostenibilità. Dal 2013 il Paese d’Oltralpe si è impegnato per dimezzare lo spreco di cibo entro il 2025. Tra le misure l’obbligo per i supermercati c’è la donazione agli enti benefici di cibo vicino alla scadenza.
Lo scorso giugno, il presidente spagnolo socialista Pedro Sánchez ha varato con il Governo di cui è a capo delle norme ‘no waste’ che modificheranno radicalmente il sistema del settore alimentare. Il disegno di legge è stato approvato, e diventerà efficace dal 2023, per dare tempo a ristoratori e rivenditori di pianificare strategie antispreco. Se non verranno rispettate, ci saranno multe salate. Per cui chi si occupa di trattare e vendere cibo avrà il divieto assoluto di gettare alimenti commestibili. Imporrà agli attori del settore alimentare la presentazione di un piano periodico sull’antispreco. Le soluzioni dovranno necessariamente coinvolgere le strutture no profit, gli enti e le Ong.
In questo modo si cercherà di azzerare gli sprechi alimentari. Dal canto loro, gli attori del settore alimentare dovranno provvedere anche ad una risistemazione della catena del mantenimento dei cibi, e forse anche a rivedere il menu che proporranno al pubblico. Sembra un’operazione complessa, ma può essere effettuata solo con un po’ di impegno. E la minaccia della sanzione purtroppo l’incentivo più efficace.
Gli alimenti scaduti dovranno essere destinati a diventare mangime per gli allevamenti. I prodotti vicini alla scadenza dovranno avere un prezzo dimezzato, così da invogliarne l’acquisto. Per i bar e ristoranti sarà previsto l’obbligo di consentire il ‘doggy bag‘, che anche se suona male è una formula per portare a casa il cibo avanzato dal proprio piatto. Al momento non da tutte le parti è possibile, ed esiste una certa vergogna nel chiederlo. Se diventerà legge la vergogna sparirà automaticamente.
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Per chi non rispetterà l’impegno, sono previste sanzioni da 2 mila a 60 mila euro, ma si arriva a 500 mila per le infrazioni più gravi o le trasgressioni ripetute. Anche chi non espliciterà la catena di collaborazione con le Ong per riciclare il cibo invenduto sarà soggetto a multa. Quando nel 2023 la legge diverrà effettiva, si cambierà il modo di fare ristorazione.
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