Gli scienziati la chiamano sindrome da deperimento. È una malattia che sta colpendo le stelle marine da qualche decennio, e che mette a rischio la loro stessa esistenza nei mari
Sono a tutti gli effetti dei termometri ante litteram sullo stato di salute del mare. Le stelle marine. Questi invertebrati presenti nei mari di tutto il mondo, nelle zone tropicali riescono a sviluppare il massimo della loro grandezza ed appariscenza. Sono molto ricercate dai praticanti delle spiagge, che purtroppo, in molte situazioni, decidono di catturarle – anche se non sarebbe consentito – per farne trofeo. Si trovano in commercio anche stelle marine essiccate – dunque morte – che vengono acquistate come souvenir o come ‘abbellimento’ delle case. La realtà è che la forma di questi invertebrati, a forma di stella, le rende molto attraenti per l’uomo, e dunque ne minaccia ancor di più la sopravvivenza.
In questo caso non è l’intervento diretto dell’uomo, ma trasversale a poter mettere a rischio l’intera specie. Da qualche decennio gli scienziati hanno rinvenuto una patologia delle stelle marine, il cui nome scientifico è Asteroidea, che fa comparire sul loro corpo prima delle macchie bianche, poi delle lesioni, fino ad arrivare al deperimento estremo e dunque alla morte. La diffusione sempre maggiore di questa malattia – chiamata sindrome da deperimento delle stelle marine – è un campanello d’allarme per la salute dei mari e degli oceani.
La sindrome da deperimento
L’origine eziologica della malattia ancora non è stata scoperta. Quello che si sa è che il contagio è partito dall’Alaska meridionale per arrivare alla Baja California in Messico. In breve tempo, a causa della sindrome da deperimento, tutte le specie di stelle marine potrebbero estinguersi. La sintomatologia è chiara. Inizia con la formazione di lesioni bianche sul corpo, poi perdono gli arti, ed in seguito diventano una sostanza pallida, spugnosa ed appiccicosa.
Il cambiamento climatico probabilmente ne è l’origine
Da quanto si apprende da un articolo del Washington Post, il diffondersi della malattia “non è solo un disastro per le stelle marine, ma è anche il sintomo del cambiamento climatico che è destinato a peggiorare e a influire su altre specie”.