Il famoso sito di Stonehenge è stato rianalizzato e riconsiderato da uno studio italiano con le nuove tecniche a disposizione: vediamo insieme le sorprendenti conclusioni
Il sito di Stonehenge, il cui nome evocativo significa “pietra sospesa”, ha da sempre affascinato e incuriosito la comunità scientifica e non solo. Appartiene al periodo neolitico ed è il più famoso monumento archeologico dell’epoca. Composto da un insieme circolare di pietre erette, chiamate megaliti, sormontate a loro volta da architravi orizzontali, alcune in quota. Risalente a circa 4.600 anni fa si trova nella pianura di Salisbury, nel sud dell’Inghilterra. Non sono state lasciate indicazioni sul suo scopo né sul suo utilizzo. E da sempre è circondato dal mistero.
Negli anni si sono susseguiti tutta una serie di studi che hanno cercato di comprendere quale fosse la funzione determinando varie ipotesi. Alcuni indizi ci sono e sono stati valutati dagli esperti come indicativi di alcune deduzioni. L’allineamento con il Sole e il ritrovamento di molti resti umani cremati presso il sito, sono interessanti e aprono a più di un’ipotesi. Ma le molte domande che suscita l’impressionante monumento rimangono tutt’ora senza risposte, e i miti e le leggende continuano ad avvolgere di mistero le pietre di Stonehenge.
E’ il Politecnico di Milano ad aver effettuato l’ultimo interessante studio sul sito archeologico inglese. Tema delle considerazioni emerse è la funzione originaria del monumento neolitico. Tra le numerose teorie avanzate nel corso degli anni la più accreditata é quella che la struttura fosse utilizzata come un gigantesco calendario, basato sui 365 giorni all’anno, suddivisi in 12 mesi di 30 giorni. In tutto e per tutto simile al calendario Alessandrino con anche l’introduzione dei cinque giorni in più per farlo collimare con l’anno solare e l’anno bisestile ogni quattro.
La confutazione di questa teoria sta proprio nel fatto che questa tipologia di calendario venne ideata ben duemila anni dopo. In tal senso interviene l’Archeoastronomia, con gli esperti Belmonte e Magli che, grazie alle immagini satellitari, hanno potuto verificare l’allineamento astronomico rispetto al Sole, e per la precisione all’alba con il solstizio d’estate e al tramonto con il solstizio d’inverno. Da qui appare evidente un interesse simbolico del ciclo solare ed una probabile connessione tra la vita dell’aldilà e il solstizio d’inverno tipica dell’età neolitica.
Insomma appare una teoria forzata dalle conoscenze moderne, quella dell’attribuzione di funzione di calendario che tra l’altro sembra avere basi archeoastronomiche molto approssimative. Viceversa è possibile attribuire una valenza simbolica al luogo, fatta di suggestioni antiche e sacre. Un sito che simboleggia il passaggio tra la vita e la morte, un luogo degli antenati più che delle stelle, il tutto corroborato anche dai ritrovamenti di molti resti umani derivanti dalla cremazione effettuata proprio a ridosso del monumento, che assume sempre più la connotazione di sacralità e religiosità, un luogo celebrativo e rituale.
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