L’appello arriva dalla Legambiente che ha avviato anche una raccolta firme per raggiungere lo scopo.
Salviamo la bellezza dello Stretto di Messina. Con questo slogan la sezione regionale sicula della Legambiente sta portando avanti la proposta di inserire il tratto di mare che divide la Sicilia dalla Calabria tra i Patrimoni Immateriali dell’Umanità UNESCO.
Legambiente giustifica la richiesta avviata riconoscendo il grande patrimonio paesaggistico, geologico, geomorfologico e storico dello Stretto, da sempre crocevia di culture. Un luogo portatore di storie e leggende “Da Omero alla letteratura contemporanea, protagonista di poemi e racconti, nonché soggetto amato da pittori e fotografi e artisti di ogni epoca; luogo di cultura e fatica umana, di lavori e mestieri tradizionali e di ricerche che hanno a che fare con la sua particolarissima fama“.
Una richiesta fatta a gran voce e che, come spesso succede in queste occasioni di promozione della Legambiente, prevede il coinvolgimento diretto dei cittadini con una raccolta firme avviata da qualche giorno e che ha già superato le 5mila firme digitali. Il progetto è solo all’inizio, ma se lo Stretto dovesse effettivamente essere inserito nella lista dei patrimoni immateriali dell’umanità ci sarebbero anche diverse ripercussioni politiche.
L’indubbia importanza, faunistica e geomorfologica rappresentata dallo Stretto di Messina sono sicuramente le ragioni primordiali per cui Legambiente ha avviato questa richiesta. Ma è anche indubbio che non sia del tutto un caso che l’iniziativa sia partita in questo frangente storico, tant’è che lo riconosce la stessa associazione.
Di fatto se lo Stretto di Messina dovesse essere riconosciuto come luogo immateriali dell’umanità dovrebbe essere tutelato da qualsiasi tipologia di intervento che ne andrebbero a modificare la formazione geomorfologica. Va da sé che il principale impatto politico in questo senso sarebbe rappresentato dallo stop alla lavorazione del progetto del Ponte sullo Stretto promosso dal Ministero dei trasporti di Matteo Salvini.
Di fatto, l’iniziativa diventa ad oggi una delle forme più concrete che si hanno, non per rimandare l’inizio dei lavori come avviene in questi mesi, ma per impedire del tutto il loro inizio. L’alternativa proposta da Legambiente è quella di rilanciare i territori coinvolti nello Stretto secondo strategie differenti e che avrebbero inevitabilmente a che fare con la storia e il turismo.
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