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Stufa a pellet, si può mettere in condominio? Cosa dice la legge

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Negli ultimi anni la stufa a pellet è diventato uno dei sistemi di riscaldamento più gettonati. Ecosostenibile ed economica, questo tipo di stufa ha però delle regole da rispettare: come utilizzarla in condominio.

stufa a pellet condominio
Stufa a pellet in casa, le regole da rispettare in condominio (Adobe Stock) – Ecoo.it

Con l’avvento della stagione invernale, cominciano a fioccare anche i primi impianti adatti al riscaldamento. Se la stufa a gas è stata per decenni uno degli apparecchi più utilizzati in casa per produrre calore, negli ultimi anni l’emergenza climatica e lo sfruttamento degli ecosistemi ha richiesto delle metodologie di riscaldamento più ecosostenibili.

Per questo motivo la richiesta della stufa a pellet è aumentata a dismisura. Oltre a riscaldare l’ambiente in maniera ottimale e duratura, la stufa a pellet permette anche di alleggerire il portafoglio.

La spesa iniziale può sembrare abbastanza esosa, ma a lungo termine se si rapportano i costi del pellet con il metano il risparmio, in termini economici e ambientali, può fare la differenza. Per quanto la prima stufa a pellet sia nata intorno agli anni ‘70, soltanto negli ultimi tempi sta prendendo sempre più piede in tutti gli appartamenti.

Di seguito, tutto ciò che c’è da sapere sulla stufa a pellet e quali sono le regole da seguire per averla all’interno di un condominio.

Cos’è una stufa a pellet e come funziona

Stufa a pellet in condominio: tutti i permessi (Adobe Stock) – Ecoo.it

Sebbene il metano sia ritenuto uno dei combustibili fossili più puliti, negli anni le varie metodologie di riscaldamento con i diversi combustibili hanno contribuito fortemente all’inquinamento ambientale. Per questo motivo il pellet, un combustibile naturale derivato dagli scarti del legno di lavorazione del legno, è diventato uno dei materiali più scelti per il riscaldamento domestico.

In termini ambientali, alcuni studi hanno evidenziato come le polveri sottili rilasciate dalle stufe a pellet possono inquinare, ma dall’altro punto di vista è stato sottolineato anche quanto il pellet comporti un’emissione di anidride carbonica almeno cinque volte più bassa del gas. Inoltre il pellet è composto da scarti di legno, dunque non è necessario l’abbattimento di nuovi alberi per creare il combustibile necessario.

Per permettere il corretto smaltimento dei fumi della stufa a pellet è sempre bene controllare che ci sia una canna fumaria preesistente, o comunque se è possibile inserirne una dedicata. In realtà si può anche fare riferimento alle stufe a pellet senza canna fumaria, ma in questo caso ci sono dei tubi di scarico per garantire garantiscono l’espulsione dei fumi prodotti.

Inoltre, esistono due tipi di stufe a pellet, una tradizionale e l’altra chiamata a sistema canalizzato. Nel primo caso il pellet si riscalda fino a bruciarsi quando l’aria esterna entra nella camera di combustione, venendo così spinta fuori attraverso un sistema a ventole.

Nel secondo caso, invece, si parla di un vero sistema di tubi che trasportano il calore in tutta la casa. Ad ogni modo, è bene tenere presente che se si è all’interno di un condominio ci sono alcune normative che regolano l’utilizzo della stufa a pellet.

Stufa a pellet in condominio: norme e permessi

Possedere una stufa a pellet in casa non viola nessuna legge condominiale, in quanto ogni inquilino è libero di scegliere il sistema di riscaldamento che ritiene più consono. Ma, come ogni cosa, l’importante è che ciò non provochi un danno agli altri condomini.

Per questo, vanno comunque seguite e rispettate delle regole soprattutto in termini di scarico di fumi. In questo senso, la norma UNI 10683 del 2012 contenuta nel regolamento condominiale, indica i requisiti che bisogna tenere presente nell’ambito degli impianti di riscaldamento.

Nel caso della stufa a pellet, la canna fumaria esterna, che può essere autonoma, è preferibile anche perché lo sbocco della canna fumaria è obbligatoria. Lo sfogo dei fumi deve uscire di 40 centimetri oltre l’ultima gronda del tetto dell’edificio ed avere un diametro di 8 centimetri.

In questo senso, deve tenere conto di una distanza tra i comignoli di almeno 50 centimetri, oltre che essere distante da pannelli solari o antenne paraboliche che possono ostruire lo sbocco dei fumi. Inoltre, non è possibile avere una stufa a pellet in casa senza dichiararlo attraverso la Cila, ovvero una pratica amministrativa di comunicazione di inizio lavori asseverata.

Ricordiamo che la Cila deve essere redatta e rilasciata da un tecnico abilitato che sia un geometra, un architetto o un perito tecnico che sia iscritto a uno qualunque degli albi del settore tecnico. Il suo costo varia, ma è necessario che il tecnico certifichi e autorizzi la messa a punto della stufa a pellet.

Bisogna accertare sia che la sua presenza in casa sia legale, ma anche che rispetti tutti i canoni di sicurezza. In questo senso, la botta di spese iniziale potrebbe scoraggiare, ma in termini ambientali c’è molto da guadagnare.

Roberta Caiano

Figlia del Vesuvio dall'animo itinerante. Giornalista pubblicista per passione, escursionista di natura. Laureata in Teorie della comunicazione all'Università degli studi di Firenze, sono promotrice della sostenibilità e della bellezza in tutte le sue forme.

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