Super ricchi e cambiamenti climatici: come scapperanno dai danni provocati

I super ricchi del Pianeta hanno un Piano B per quando arriverà il collasso climatico che hanno contribuito a creare. Di cosa si tratta

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Silicon Valley (Foto da Pixabay) – Ecoo.it

Questa non è altro che la regola d’oro del capitalismo. Da sempre. Da prima che arrivasse il cosiddetto capitalismo leggero. Utilizzare il potere che si ha nelle mani nel modo che si reputa più gradevole per se stessi, con la convinzione che tutto ciò che si ha appartenga a sé davvero. Ed oggi è arrivato ai massimi sistemi. Il collasso climatico potrebbe essere repentino. E chi tiene in mano le fila delle sorti del Pianeta, non cerca di salvarlo, bensì di crearsi una soluzione alternativa. I super ricchi guardano a pianeti lontani ed isole artificiali.

Potrebbe sembrare la brutta copia di “Don’t look up”, ed invece è quanto sta succedendo. Almeno a detta di Douglas Rushkoff, teorico dei media, docente e scrittore. Il suo punto di vista non è assolutamente puramente teorico, ma avvalorato da esperienze personali. Ha partecipato a discussioni direttamente a tavola con i super ricchi del Pianeta, che chiedevano appunto allo scrittore dei consigli per il piano B dopo il collasso climatico.

Rushkoff ed i super ricchi, cosa vogliono fare

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Tornado (Foto da Pixabay) – Ecoo.it

Secondo quanto testimoniato da Rushkoff, i super ricchi della Silicon Valley che hanno fortemente contribuito all’accelerazione del cambiamento climatico, al momento del crack lasceranno questa valle di lacrime rifugiandosi in oasi tranquille dove crearsi una propria piccola comunità, e dove esercitare il proprio potere. Dunque non più bunker antiatomici, ma isole sperdute nell’oceano completamente artificiali. Che verranno costruite dalle aziende di cui il consiglio di amministrazione sarà a capo. Una vera e propria alternativa allo Stato democratico, ma questa volta non esattamente elettivo.

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I rifugi su Marte

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Tornado (Foto da Pixabay) – Ecoo.it

Rushkoff è stato in passato convocato dai super ricchi in quanto esperto di media e modelli sociali. L’interrogativo che gli veniva posto era quanto poteva essere probabile che il proprio micro esercito su Marte o nelle isole artificiali gli si ritorcesse contro. E da qui l’idea per un libro che oltre ad essere un successo calca un tema ancora poco battuto.

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