Sussidi ai combustibili fossili per cifre altissime: cosa significa questa manovra per il Pianeta? Andiamo a scoprirlo nel dettaglio.
Dal Fondo Monetario Internazionale in un working paper pubblicato lo scorso 24 agosto 2023 emergono dei dati davvero significativi. A quanto pare infatti nel 2022 i sussidi ai combustibili fossili hanno registrato un piu’ 2.000 miliardi rispetto al 2020, arrivando complessivamente a 7.000 miliardi di dollari, ovvero il 7,1% del PIL mondiale.
Sussidi espliciti e misure di sostegno fiscale fornite dagli Stati, sono più che raddoppiati dal 2020 ad oggi ma costituiscono solo il 18% dei sussidi totali per petrolio, carbone e gas naturale. E’ pari invece al 60% i sussidi impliciti, intendendo con tale espressione i costi ambientali nascosti che sfociano nell‘inquinamento atmosferico e dal riscaldamento globale.
Ridurre i sussidi cosa comporterebbe? Certamente si assisterebbe alla mitigazione del climate change ma anche effetti benevoli sulla nostra salute, tradotte nella riduzione di malattie polmonari e cardiache. Ridurre questi sussidi significa avere un’aria più salubre ed un maggior gettito fiscale. Le risorse che finanziano le fossili potrebbero avere un’altra destinazione certamente migliore, quale istruzione, sanità e sostegno alla transizione energetica.
Secondo gli esperti, nei Paesi in via di sviluppo i sussidi impliciti aumenteranno e questo comporterà chiaramente effetti nocivi. Eliminare i sussidi espliciti potrebbe fare la differenza; è qui che devono attivarsi i governi locali. Secondo studi condotti in materia, se ogni Paese imponesse delle tasse correttive per includere i costi ambientali, si assisterebbe all’aumento dei prezzi dei carburanti.
E questo in cosa si traduce? Nella costrizione per imprese e famiglie di rivedere le proprie decisioni in materia. Sempre secondo il report del Fondo Monetario Internazionale, una riforma completa dei prezzi dei combustibili fossili potrebbe ridurre le emissioni globali di anidride carbonica nella misura pari al 43% rispetto ai livelli di base nel 2030.
Una scelta questa non solo strategica sotto il profilo economico ma umano: così facendo si potrebbero evitare l’1,6 milioni di morti per inquinamento atmosferico locale, cifra che si riferisca ad ogni singolo anno. Inoltre, verrebbe nuovamente ridistribuito il reddito, poiché i sussidi ai combustibili avvantaggiano – manco a dirlo – le famiglie ricche rispetto a quelle povere. Una triste storia, trita e ritrita che meriterebbe di essere cambiata, lo dobbiamo alle future generazioni.
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