Il premier cinese Wen Jiabao ha compiuto una esplicita ammissione di colpa, sostenendo che nel corso dei prossimi anni la crescita economica del Paese asiatico non potrà scavalcare in alcun modo le esigenze di tutela ambientale, invertendo pertanto la tendenza che aveva visto la nazione, negli ultimi trent’anni, sviluppare la propria produzione interna lorda in maniera spesso insostenibile nei confronti della protezione dell’ecosistema.
Il premier ha infatti affermato che il piano 2011 – 2015 include alcune linee guida che contribuiranno a compensare il danno ambientale degli ultimi decenni, fornendo pertanto un’incisiva influenza lungo la strada della tutela del patrimonio idrico (messo a dura prova dalle infrastrutture idroelettriche) e non solo.
Il timore cinese è d’altronde ben calcolato: oltre che per il rispetto dell’ambiente, la nuova era del Paese asiatico ha ben chiaro il pericolo che si corre perseguendo percorsi di rapido sfruttamento delle risorse energetiche, con la possibilità di un quasi completo esaurimento.
Il premier ha infine ricordato come l’obiettivo ecocompatibile sia quello di ridurre le emissioni di carbonio del 45% entro il 2020, sulla base dei livelli rilevati nel corso del 2005.