Il taglio della vegetazione è risultato fatale per un cucciolo di capriolo: l’esemplare, nascosto tra l’erba alta, non è riuscito a mettersi in salvo dalle lame
Arriva da Genova l’ultima, tristissima storia che ha come protagonista un cucciolo di capriolo. L’esemplare, nascosto tra l’erba alta, è stato raggiunto dalle lame di una falciatrice impiegata per il taglio della vegetazione. L’ungulato di poche settimane, con ogni probabilità, era stato lasciato dalla mamma nel bel mezzo del prato, in attesa che quest’ultima tornasse dopo aver procacciato il cibo.
Solitamente, la visione di un capriolo acquattato tra i fili d’erba non dovrebbe allarmarci. Questi animali, che si riproducono in primavera, tendono a lasciare i loro piccoli in luoghi ove i predatori non possano facilmente individuarli. L’erba alta e le zone caratterizzate da vegetazione fitta, sotto questo punto di vista, sono il loro nascondiglio preferito.
Tuttavia, come spesso accade, l’attività antropica finisce per interferire – con conseguenze anche letali – sulla fauna che prolifera in determinati contesti. Il cucciolo di capriolo protagonista della storia che vi narreremo, purtroppo, è stato letteralmente preso in pieno dalla falciatrice.
Trasportato tempestivamente presso il Centro Recupero Animali Selvatici di Campomorone, nell’animale sono state riscontrate lacerazioni alla schiena, con tanto di raschiamento della colonna vertebrale. La sua situazione, di giorno in giorno, viene monitorata costantemente dai veterinari che si stanno prendendo cura di lui, pur con flebili speranze.
Non è la prima volta che ci capita di affrontare insieme la questione delle attività antropiche in rapporto alla salvaguardia degli animali. Di storie di esemplari che muoiono a causa degli strumenti che adoperiamo all’interno dei nostri contesti domestici, o peggio ancora in strada, ve ne sono a migliaia. Una delle ultime è proprio quella che proviene dalla provincia indiana di Chanthaburi, dove un dolcissimo elefantino è stato prima investito in pieno, e poi abbandonato al suo destino senza alcun soccorso.
Fortunatamente, il pachiderma di appena un mese ha ricevuto tutte le cure del caso dagli esperti intervenuti per salvarlo. Una sorte analoga a quella del cucciolo di capriolo che, a Genova, si è ritrovato tra le lame di una falciatrice proprio mentre, nascosto tra l’erba alta, attendeva il ritorno della mamma.
A prendere in cura l’esemplare – che si è scoperto essere una femmina – è stato il Centro Recupero Animali Selvatici di Campomorone. Le lacerazioni riportate alla schiena e alla colonna vertebrale, stando a quanto si apprende, impedirebbero alla cucciola persino di evacuare autonomamente, al punto tale che la sua vescica deve essere periodicamente svuotata dagli esperti che si stanno occupando di lei.
Nonostante, nelle aree in cui si rileva una maggior concentrazione di caprioli, ci si stia adoperando persino con l’utilizzo di droni (che dovrebbero consentire di individuarli e salvaguardarli), la questione appare ben lontana dal risolversi. Le attività antropiche, purtroppo, continuano ad essere una delle principali cause di morte per gli animali.
Se a tutto ciò si somma la crudeltà che alcuni esseri umani non mancano di sfoggiare (qui per scoprire l’agghiacciante storia di un cagnolino legato ed imbavagliato con lo scotch), ecco che i danni nei confronti della fauna continuano a sommarsi di giorno in giorno. Il CRAS, direttamente coinvolto nell’episodio della piccola capriola, ha lanciato un accorato appello a tal riguardo.
Il CRAS di Campomorone che si sta occupando della capriola – la quale, come rivelato, starebbe lottando tra la vita e la morte – ha lanciato un accorato appello in seguito a quanto accaduto all’esemplare: “Se proprio dovete tagliare l’erba, vi chiediamo almeno di verificare se vi siano cuccioli di caprioli acquattati“. Una banale operazione, dunque, che potrebbe servire a salvare parecchi animali, e che, indubbiamente, avrebbe risparmiato molte sofferenze alla cucciola falciata a Genova.
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