Il capoparco delle Galapagos, Edwin Nula, ha dichiarato: “George è stato l’ultimo membro di una specie di tartarughe giganti di La Pinta, una delle isole più piccole delle Galàpagos. Le tartarughe giganti, che possono vivere anche 200 anni, sono fra le specie che hanno aiutato Charles Darwin a formulare la sua teoria dell’evoluzione nel 19esimo secolo“.
Il corpo di George è stato ritrovato immobile e adesso sono in corso dei test, per capire da cosa è stata determinata la sua morte. Dal 1993 i naturalisti hanno introdotto nell’ambiente in cui viveva la tartaruga solitaria differenti tartarughe femmine, ma i tentativi sono stati vani.
Sono state prodotte anche due uova, ma non hanno dato frutto. Le tartarughe sono arrivate all’estinzione perché sono state soggette alla caccia portata avanti dai pescatori e dai marinai, inoltre il loro habitat è stato danneggiato dalle capre che sono state importate sulla terraferma.
George era diventato un vero e proprio simbolo del tentativo di salvare la biodiversità dell’isola. Non è da trascurare che adesso la scomparsa della tartaruga e con essa di un’intera specie avrà un impatto anche sull’economia locale.
Non bisogna dimenticare infatti che proprio George attirava ogni anno sulle isole moltissimi turisti. Per questo gli esperti del Parco Nazionale delle Galapagos stanno valutando la possibilità di imbalsamare il corpo di George, in modo da non incidere sul turismo locale.
E’ chiaro comunque che le ripercussioni sulla biodiversità e sull’intero ecosistema locale saranno molte. Non dobbiamo dimenticare che tutte le specie formano una catena che porta avanti i delicati equilibri ambientali di un intero habitat.
Con la fine di George si chiude anche un anello dell’evoluzione delle specie e con esso anche l’opportunità di poter contare su quel patrimonio importante rappresentato dalla diversità.
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