L’inquinamento e i cambiamenti climatici non sono le uniche minacce che le tartarughe marine devono affrontare: i loro gusci sono contaminati a causa del nucleare. Ecco cosa hanno scoperto.
Il nostro pianeta va protetto, ed è ormai sempre più evidente come l’azione dell’uomo stia deteriorando i più delicati e vitali ecosistemi. Prendiamo ad esempio quello che probabilmente è l’ecosistema più prezioso tra tutti: quello marino. Questo è infatti costantemente minacciato a causa dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici, causando gravi danni alla fauna marina di tutto il mondo. Tra le specie maggiormente a rischio troviamo le tartarughe marine, creature straordinarie che svolgono un ruolo fondamentale nell’equilibrio dell’ambiente marino.
Le tartarughe marine sono vulnerabili agli impatti dell’inquinamento, soprattutto perché sono animali longevi e che si legano, soprattutto per la nidificazione, sempre alle stesse aree. L’innalzamento del livello del mare, la perdita di habitat costieri, l’acidificazione degli oceani e l’aumento delle temperature dell’acqua sono solo alcune delle conseguenze dell’inquinamento. Ora a minacciare queste delicate creature arriva il nucleare, ecco la scioccante realtà scoperta dagli scienziati.
Una specie da proteggere
Le tartarughe marine sono una delle specie più importanti per l’ecosistema marino in molti modi. Si nutrono principalmente di meduse, contribuendo a controllare la popolazione di questi predatori del mare, inoltre, aiutano a mantenere la salute delle praterie di alghe marine, poiché le loro movimentazioni contribuiscono a rimestare il fondale marino. Queste svolgono anche un ruolo chiave nella distribuzione dei semi di molte specie vegetali marine, favorendo la biodiversità dell’ecosistema a 360 gradi.
Proteggere le tartarughe marine è, quindi, cruciale non solo per il loro benessere, ma anche per la salute generale dell’ecosistema marino. Ci sono diverse iniziative in corso in tutto il mondo per la conservazione delle tartarughe marine, tra cui l’approvazione di leggi che vietano la caccia e il commercio di tartarughe e il monitoraggio delle spiagge di nidificazione per proteggere i nidi e i cuccioli ed aiutarli nella importante e delicata traversata dal nido, attraverso la spiaggia, fino al primo bagno nell’acqua dell’oceano. Insieme alle iniziative di tutela e protezione è importante continuare a lottare per ridurre l’inquinamento dei mari e limitare l’impatto dei cambiamenti climatici, poiché a minacciare le tartarughe non ci sono più solo la plastica e sversamenti illegali, ma anche il nucleare. In che modo però questo incide sulla vita delle specie marine e sull’ecosistema?
Tartarughe marine, sui loro gusci tracce di nucleare
L’impatto dell’uomo sulla natura non è più legato all’inquinamento inteso nella sua eccezione più classica, ovvero rifiuti e cambiamento climatico. Recenti studi hanno rivelato come gli effetti delle attività nucleari abbiano lasciato una traccia sorprendente nei gusci delle tartarughe e testuggini che vivono in zone dove sono state costruite o testate bombe atomiche. Un team di scienziati, principalmente del Los Alamos National Laboratory, ha esaminato i gusci di quattro tartarughe appartenenti a quattro specie diverse. I gusci sono stati raccolti tra gli anni ’50 e gli anni ’80 del secolo scorso, in quattro diversi siti di produzione di materiale nucleare o di test per la detonazione della bomba. L’analisi dei gusci ha rivelato tracce di isotopi dell’uranio, derivanti dall’attività nucleare, consentendo loro di ricostruire la “storia nucleare” di questi siti nel corso dei decenni. Questa scoperta evidenzia come gli isotopi radioattivi possano persistere nell’ambiente marino, passando dal suolo e dall’acqua alle piante e agli animali. Sebbene le concentrazioni di isotopi nei gusci delle tartarughe non fossero abbastanza elevate da influenzare la salute degli animali stessi, dimostra quanto sia importante comprendere come questi elementi si diffondano nell’ecosistema marino e soprattutto per quanto tempo.