Può succedere di trovare in spiaggia un nido di tartarughe marine? La risposa è sì, ma come bisogna comportarsi nell’immediato?
E’ sempre più facile in Italia imbattersi nelle nidificazioni di tartaruga marina comune (Caretta caretta) o nelle deposizioni di uova. Il 2023 è stato un anno record: sono stati avvisasti ben 450 nidi in tutta la stagione riproduttiva fino ad ottobre. Già ad agosto se ne contavano 300: un'”annata eccezionale”, stando a quanto affermato dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA).
Siamo davanti al numero più alto mai registrato sullo spiagge italiane: ben oltre il triplo rispetto all’anno precedente. Per l’anno in corso non si prevede nulla di diverso. Si tratta di un dato anche rassicurante, considerando il fatto che la Caretta caretta è l’unica specie di tartarughe che depone le uova lungo lo Stivale. Ebbene, capiamo come comportarsi in caso di avvistamento.
Cosa fare appena si incontra un nido (o le uova) di tartarughe marine
La specie Caretta caretta è considerata specie vulnerabile (codice VU). E’ nella Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). Considerando questo scenario, è più che positivo sapere che il numero di uova deposte in Italia stia crescendo.
Tuttavia, non mancano aspetti negativi sotto altri punti di vista. L’aumento delle nidificazioni non è casuale: secondo quanto specificato anche dall’ISPRA, la causa scatenante risiede nel cambiamento climatico, il quale porta a temperature elevate gradite a questi rettili marini. Il riscaldamento globale non è solamente amico delle tartarughe comuni, ma il loro sesso è determinato dalla temperatura dei nidi, pertanto in alcune aree del mondo stanno nascendo solo tartarughe femmine. Il rischio è quello di incappare nella via dell’estinzione a causa dell’assenza di esemplari maschi.
Inoltre, la presenza dei nidi in luoghi estivi molto frequentanti comporta delle situazioni di pericolo per lo sviluppo dei piccoli: rischiano di essere calpestati, affondati con gli ombrelloni, spazzati via con la pulizia delle spiagge o di diventare prede dei cani. Ecco perché diventa fondamentale, una volta avvistati i nidi, transennarli e monitorarli con dei sensori, telecamere e personale volontario delle varie associazioni. E’ necessario proteggerli fino alla schiusa e fino al primo viaggio verso il mare. Per favorire il passaggio all’acqua, si può anche pensare di costruire dei corridoi protetti fino alla riva.