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Tartarughe marine si spingono sempre più a Nord per nidificare: sono al sicuro?

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L’espansione delle tartarughe marine al nord dell’Italia preoccupa i naturalisti sul futuro della loro specie. Perché non sarebbero al sicuro.

Tartarughe marine nord nidificazione sicuro
Tartaruga marina nuota nelle profondità del mare (Instagram – Ecoo.it)

Una nuova forma animale di origine marina, ovvero la tartaruga stava registrando un aumento esponenziale della specie spingendosi sempre più verso la zona settentrionale del nostro amato Paese. Le nidificazioni sono andate via via estendendosi facendo riemergere questo rettile spesso preso di mira dai cacciatori e vittima dei ‘soprusi’ ambientale nati dall’azione indiretta e nociva dell’uomo.

La specie segnalata in prossimità delle coste liguri (due casi) e una marchigiana, nelle ultime ore ha subito un drastico cambiamento. A confermarlo è uno studio portato avanti da un team di ricercatori e pubblicato sulla rivista Nature. La specie incriminata è la “Caretta Caretta” vittima per lo più dei repentini cambiamenti climatici e delle alte temperature registrate a largo del Mar Tirreno. Per la Caretta oggi viene riscontrato un rischio serio legato all’estinzione e alle difficoltà a livello riproduttivo

La provenienza delle tartarughe marine: ecco in che parte del mondo hanno avuto successo

Approfondendo in termini di provenienza il discorso sulle tartarughe marine possiamo constatare in loro capacità assolute di attraversare lunghe aree e distese di mare paragonabili ad oceani e mari di vasta dimensione. Il loro successo sulla terraferma risale ad una semplice buca, in un luogo non precisamente noto, ma che ha agevolato in termini climatici la loro crescita ed espansione. Ad oggi gli studiosi registrano l’affermazione dalle 50 alle 200 uova Naturalmente il tutto vien registrato in base alla specie di animale con cui si ha a che fare.

Come sono fatte le tartarughe marine: la scoperta che accende l’entusiasmo degli studiosi

L’alimentazione della tartaruga marina (Instagram – Ecoo.it)

Vi siete mai chiesti come è formato il corpo delle tartarughe marine e quale fosse la loro reale dimensione? Secondo una ricerca scientifica questi esemplari di natura marittima hanno la forma del corpo allungata di circa 1 metro, provvista di coda e unghie la cui grandezza dipende anche dal genere che sia maschile o femminile (prevalente). A seconda del tipo di fecondazione e dell’interazione nell’habitat si stabilisce la specie con la quale si ha a che fare.

Inoltre per quanto riguarda invece l’alimentazione di questo esemplare, siamo di fronte ad un individuo onnivoro, che si nutre per lo più di spugne, alghe, molluschi, meduse e pesci in fase di decomposizione. La scoperta più eclatante riguarda proprio i pesci e in generale la vasta gamma di prodotti a cui sono sensibili e che li avvicina al modo di nutrirsi degli individui terrestri.

Tartarughe marine, svelato il perché è una specie a rischio estinzione: le possibili soluzioni

Tartaruga marina sui fondali del mare (Instagram – Ecoo.it)

Le difficoltà di nidificazione delle tartarughe marine come abbiamo già detto prima sono legate principalmente al clima e all’aumento della temperature delle acque che abitano. Tuttavia se fino a poco tempo fa l’espansione di questi esemplari non era a rischio, oggi vengono registrate altre condizioni nocive allo sviluppo della Caretta Caretta nei pressi dei nostri mari italiani. I naturalisti riscontrano un mancato monitoraggio della specie proprio a causa dell’intervento quasi maldestro dell’uomo, che preferisce le attività di pesca o di caccia e rifondare aree da un punto di vista turistico finora sconosciute dai visitatori.

Da qui e secondo lo studio pubblicato sulla rivista Nature dell’ultima ora, gli studiosi mettono in preallarme la specie a partire proprio dalla schiusa delle loro uova che a causa dei fattori ambientali e artificiali potrebbero presto sopprimere e ridurre drasticamente lo sviluppo di questa specie. Ecco dunque le nuove ipotesi per evitare il rischio estinzione della tartaruga marina al Nord Italia. Il monitoraggio in tempo reale, la preservazione delle zone di nidificazione, il controllo delle possibili malattie a cui potrebbero essere esposti e come estrema soluzione, la possibilità di un trasferimento in direzione di aree più protette potrebbero rappresentare l’ancora di salvezza di una specie, considerata rara e determinante per benessere del nostro mare. 

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