Un filmato girato nel Sud Est asiatico mostra delle piccole tartarughe marine rilasciate in natura: la pratica, però, è solleva molteplici dubbi.
C’è un video che gira sul web nel quale si vedono delle piccole tartarughe marine rilasciate in natura. Tutto bene, giusto? In realtà, ciò che solleva molteplici dubbi è la pratica secondo la quale vengono rilasciate. Ci troviamo in qualche villaggio del sud est asiatico, e un uomo, seduto su un marciapiede, distribuisce a tutte le persone che lo richiedono, una vaschetta con una tartaruga marina.
Le tartarughe, nate da poco, sono prelevate da una vasca più grande e distribuite ai passanti, dietro pagamento, per il rilascio in mare. Dunque, quello che dovrebbe essere un gesto commovente e sano, si trasforma in un terribile di business che sfrutta proprio gli animali e la compassione dei passanti. Che cosa c’è di sbagliato? Esaminiamo la quesitone.
Le immagini del video postato su tutti i social mostrano una pratica scorretta per lucrare sulla compassione delle persone. Se si tenesse veramente alla liberazione delle tartarughe, le si rilascerebbe in mare, senza troppo giri, come fanno in ogni luogo civile. E invece, ecco che alcune persone hanno trovato il modo subdolo di guadagnare.
Ogni passante, impietosito nel vedere le povere tartarughe in vasca, paga qualche soldo, e in cambio ottiene una vaschetta di plastica con una sola tartaruga marina, da liberare sulla spiaggia di fronte. Che senso ha tutto questo, se non un business che fa dello sfruttamento il suo introito? Ovviamente, pratiche del genere sono bandite in Occidente.
Il bello è che il video, corredato da una musica romantica e pacifica, potrebbe indurre al pubblico a pensare si tratti di un buon esempio. Questo perché il primo pensiero che si ha in mente è legato inevitabilmente alla liberazione dell’animale. Si tratta di una correlazione che il nostro cervello affronta in automatico, pensando sia una cosa buona. Tuttavia, bisogna riflette su tutto ciò che c’è dietro. Gli stessi animali, infatti, nella serata saranno ripescati e rimessi in vasca.
Insomma, il circolo è infinito: la sera, queste persone catturano gli animali, il giorno dopo si piazzano per le vie del paese, chiedendo soldi in cambio della liberazione. La stessa cosa, sempre a queste longitudini, succede con gli uccelli, catturati e poi liberati dietro pagamento, e poi catturati di nuovo. Alcuni, addirittura, sono uccelli addomesticati, quindi basta un fischio per riportarli in gabbia, subito dopo la liberazione.
I turisti occidentali, che non conoscono tali pratiche, dovrebbero fare attenzione, e non finanziare un business del genere. Purtroppo, la liberazione di questi animali, in questo caso, serve a poco, dato che poi sono catturati di nuovo. Bisognerebbe denunciare tali situazioni, purtroppo, però, in molti paesi gli animali non hanno diritti, e spesso non li hanno neanche gli esseri umani.
E pensare che le tartarughe marine, propio in Asia e anche in Africa, sono costantemente in pericolo, cacciate, uccise e vendute sul mercato nero. Senza contare la moria inaspettata che sta coinvolgendo la specie a causa di un batterio che degrada i loro gusci. Eppure, le tartarughe sono animali sotto tutela, come ricorda il WWF, e per fortuna l’Italia è in prima linea nella salvaguardia della specie, tanto che Legambiente conferma l’aumento di nidificazioni sulle nostre spiagge.
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