Le nuove regole sul rinomato tartufo toscano sono cambiate. Gli agricoltori non approvano le modifiche. Cosa sta cambiando.
Il tartufo è come altri alimenti un po’ estremi. C’è chi lo ama e chi lo odia. Fatto sta che intorno al commercio del tartufo gira molto denaro. Al punto che può essere considerato, insieme al caviale ed allo zafferano, l’oro alimentare. Almeno per quanto riguarda le materie prime. In Italia ne esistono davvero moltissime varietà. In primis il tartufo bianco di Alba, che arriva a decine di migliaia di euro al chilo. Una sola grattatina sopra una pasta con il burro può far arrivare a 50 euro il costo del primo piatto. il prezzo del tartufo è determinato principalmente da due componenti: la qualità intrinseca – dunque la purezza e la persistenza del sapore – e la rarità.
In passato il tartufo era considerato un cibo divino, regalato direttamente dagli dei. Poi la ricerca di questo ‘oro’ è stata sdoganata specialmente nelle zone in cui ci si è accorti esserci presenza maggiore. Come ad esempio la Toscana. La cucina toscana prevede l’utilizzo del tartufo in diversi piatti, anche semplicemente sull’uovo o sulla pasta in bianco. Dunque il commercio del tartufo muove molti interessi. Oltre al tartufo ‘trovato’, esiste anche quello coltivato, talvolta considerato di qualità minore. Ed ora la Regione Toscana ha deciso di modificare il proprio ordinamento in tema tartufi.
Ciò che non è piaciuto affatto agli agricoltori toscani di tartufo, è che la Regione, con approvazione dello scorso luglio, ha deciso che il tartufo non è un prodotto agricolo. Ma trovato direttamente sul terreno. Questo può avere come diretta conseguenza il fatto di non ricevere sovvenzioni per la coltura. Inoltre le nuove regole potrebbero modificare le appellazioni delle diverse varietà con conseguenti prezzi diversi da spuntare.
Nella normativa si definiscono i ruoli regionali e degli enti locali per la ricerca del tartufo, che deve essere svolta nei tempi e nelle modalità prestabilite. Non ci si può improvvisare cercatore di tartufi. Si deve seguire un corso di formazione per ricevere una sorta di patentino. Il nuovo regolamento inserisce anche delle norme per tutelare la natura, di modo che non sia così impattata dalla ricerca dei tartufi. Ed anche l’addestramento specifico per i cani cercatori di tartufo. Le dimensioni di questo prezioso alimento, devono rispettare delle norme di grandezza.
Chissà quali saranno le conseguenze di questa normativa sul mercato alimentare e sulla diffusione di alimenti a base di tartufo. La Toscana è rinomatamente piuttosto attenta alle esigenze del mercato. Il settore dei tartufi toscano è tra i più importanti d’Italia. La buona notizia è che le nuove regole sembrano tutelare il più possibile l’ambiente e la biodiversità.
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