La Tav in Val di Susa continua a far discutere. Gli scavi esplorativi che sono stati effettuati si trovano a pochi metri dalla Maddalena di Chiomonte, il luogo che è stato scelto per costruire il tunnel per le gallerie della Tav fra Torino e Lione. Il governo ha dato via libera alle autorizzazioni ed ha assicurato che il progetto non determina danni ambientali, né diretti né indiretti. In ogni caso non bisogna dimenticare che nella Val Susa si trovano molte miniere d’uranio e la popolazione locale è preoccupata proprio per la presenza del minerale.
A cura di Gianluca Rini
Non va dimenticato che nei pressi della Maddalena di Chiomonte la radioattività supera di due volte la media. Si tende a non fare niente di fronte alle grandi società che promettono soldi in cambio della gestione del territorio, ma i materiali radioattivi incombono nel sottosuolo come una minaccia, senza contare i danni derivanti dal dissesto idrogeologico.
Anche l’acqua è a rischio, perché i lavori mettono in pericolo le sorgenti. Gli acquedotti in molti luoghi della Val di Susa non hanno la capacità di soddisfare le richieste delle giganti infrastrutture necessarie alla realizzazione della Tav.
Resta inoltre da affrontare la questione della presenza di amianto nel sottosuolo. Il rischio per la contaminazione ambientale è enorme e di conseguenza anche per la salute dei cittadini. Gli esempi sono evidenti in Italia, anche in altri territori. Il Mugello per esempio ne ha risentito a causa dei cantieri per la costruzione della tratta Bologna – Firenze.
L’equilibrio idrogeologico e l’ecosistema in quel territorio sono stati stravolti. Al confine fra l’Italia e l’Austria si sta costruendo il tunnel di base del Brennero, una galleria di 64 km sotto il passo alpino, una struttura costosa e che comporta molti pericoli per la tutela ambientale.
Il presidente di Legambiente: “Non è una priorità”
A cura di Gianluca Rini
Sulla Tav in Val di Susa è intervenuto anche Vittorio Cogliati Dezza, il presidente di Legambiente, l’associazione ambientalista che ormai da tempo ha combattuto contro la realizzazione della ferrovia ad alta velocità. Cogliati Dezza ha affermato che la Tav non costituisce una priorità. La realizzazione dell’infrastruttura infatti non corrisponderebbe ad una volontà precisa di cambiare il sistema dei trasporti nazionale delle merci.
Il presidente di Legambiente affronta anche la questione dei rischi ambientali legati alla costruzione della Tav in Val di Susa. Nonostante il ministro dell’Ambiente Clini abbia affermato che non ci sarebbero rischi ambientali particolari, Legambiente fa notare che in queste grandi opere ci sono sempre dei rischi ambientali.
Questi ultimi si devono tenere in considerazione, soltanto se l’opera da realizzare è veramente indispensabile. Per quanto riguarda nello specifico il rischio di contaminazione da amianto, Cogliati Dezza afferma che il rischio era presente soprattutto nel primo progetto, visto che la catena montuosa a sinistra della valle ha anche miniere di uranio.
Sul versante destro non si conoscono le condizioni geologiche, ecco perché dovrebbe essere scavato un apposito tunnel geognostico, per verificare eventuali pericoli.
Le 14 bugie del governo
Sulla Tav in Val di Susa il governo cerca di replicare in 14 punti le contestazioni sull’opera, ma il risultato non sembra di per se molto convincente e in caso come questo, quando c’è di mezzo la vita dei cittadini ma soprattutto un forte e potenzialmente devastante impatto ambientale, non sembra proprio possibile pensare di lasciare dubbi o domande senza risposte. Soprattutto quando molti documenti e ricerche scientifiche in merito continuano ad esse coperti dal segreto di Stato. Per quello che è dato sapere, comunque, le dichiarazioni sulla presunta sostenibilità ambientale della Tav non sembrano essere sostenute da esperti sul tema.
In totale sono 14 i punti sui quali non tornano i conti in base a ciò che detto il governo sulla Tav: si constatano infatti dubbi, incongruenze e problemi su quanto dichiarato, una situazione che non può essere sostenuta da un governo e da un Ministro dell’Ambiente che dice di impegnarsi e prodigarsi, come dovrebbe essere per ogni ministro dell’ambiente, per la causa della sostenibilità ambientale.
Non solo sembra che non ci sarebbe una riduzione dell’inquinamento ambientale, bensì che dovrebbe persino aumentare. Questo potrebbe essere dato proprio dall’uso dell’energia impiegata nella fase di realizzazione del progetto e dall’energia usata per la gestione della linea ferroviaria ad alta velocità. La Tav diventerebbe dunque un’opera in pieno contrasto con quanto stabilito a livello europeo con le regole per l’efficienza energetica. Non lo dicono cittadini qualsiasi, bensì proprio il team tecnico della Comunità montana Valli Susa e Sangone, chiamato a studiare la situazione.
Il governo arriva addirittura ad affermare che il progetto non genera danni ambientali diretti ed indiretti, ma basta il buonsenso a far capire che non può essere vero. Come è possibile non calcolare l’impatto ambientale che si avrebbe sull’intero ecosistema alpino?
Manca un’analisi soddisfacente dei costi e dei benefici, manca il bilancio energetico sul progetto e -soprattutto- manca la valutazione generale di impatto ambientale del progetto. Come si può non dubitare di quanto detto finora dal Governo Italiano?
E’ polemica con il Governo
A cura di Gianluca Rini
Il documento sulla Tav pubblicato dal Governo Italiano ha determinato non pochi imbarazzi nel mondo tecnico e scientifico. Monti ha preso la responsabilità della pubblicazione di questo documento, ma il tutto si presenta come un insieme di affermazioni approssimative e in certi casi anche sbagliate, che in molti casi non si basano su studi certi e fonti attendibili. Una superficialità che merita comunque attenzione, perché altrimenti si rischia veramente di attentare alla sostenibilità ambientale.
Una delle affermazioni più scandalose è sicuramente costituita da questo concetto: “Il progetto non genera danni ambientali diretti ed indiretti. L’impatto sociale sulle aree attraversate, sia per la prevista durata dei lavori sia per il rapporto della vita delle comunità locali e dei territori attraversati è assolutamente sostenibile“.
Eppure bisogna considerare che la Val di Susa da più di 40 anni ormai è stata sottoposta a dei cantieri con l’obiettivo di realizzare grandi opere. I cantieri, con le loro polveri sottili generate, mettono a rischio la salute dei cittadini, come ha dimostrato lo studio di Valutazione di Impatto Ambientale presentato da LTF.
Nel documento pubblicato dal Governo viene minimizzato anche il problema dell’amianto, ammettendone la presenza solo nei primi 500 metri. Ma non si possono trascurare questi aspetti, perché vanno prese le opportune cautele. Lo stesso discorso vale per l’uranio, perché in realtà non si può avere la certezza sui tipi che si incontreranno scavando nel sottosuolo.
Da non trascurare nemmeno il dissesto idrogeologico, che sarà accompagnato dalla sparizione di fonti, di falde, di corsi d’acqua, sprecando la risorsa preziosa costituita dall’acqua. In sostanza altro non sarebbe che un progetto per il quale si sprecheranno soldi pubblici e che potrebbe essere abbandonato facilmente in seguito a tutte le difficoltà incontrate via via. L’ambiente di certo non ci guadagnerà.
Il Governo chiarisce le motivazioni del sì
Sulla costruzione della Tav in Val di Susa ci sono state e continuano ad esserci parecchie polemiche. Il contrasto è fra chi mette in evidenza che la ferrovia ad alta velocità comporta dei rischi ambientali e coloro che invece affermano che non c’è nessun pericolo per la sostenibilità ambientale e che anzi la Tav rappresenta un’occasione importante per lo sviluppo economico.
Su questa posizione è anche il parere del Governo, che ha pubblicato sul sito un documento approfondito per spiegare perché si dovrebbe incentivare la realizzazione della linea ad alta velocità in Val di Susa. Le motivazioni sono quelle che si basano sugli investimenti per il futuro del nostro Paese, in modo da essere più competitivi.
Sul rischio ambientale invece il Governo ha esplicitamente affermato: “In nessuna formazione indagata è stata individuata una presenza significativa di uranio e tutte le misure risultano al di sotto della soglie di legge. Allo stesso modo le emissioni in radon non presentano potenziale significativo“.
Tra l’altro il Governo ha ricordato che tutto il progetto coinvolge in totale 112 Comuni tra Lione e Torino. A quanto pare i Comuni francesi e la maggior parte di quelli italiani non sono stati contrari alla realizzazione dell’opera. Le amministrazioni comunali che si sono opposte al progetto sono state soltanto due: Chiusa San Michele e Sant’Ambrogio di Torino.
Proprio per ovviare a queste opposizioni il Governo ha previsto di stanziare dei fondi per realizzare opere compensative per il territorio. Il Governo fa notare che non dobbiamo dimenticare l’impulso che il cantiere della Tav può dare all’occupazione. I lavori infatti dureranno 10 anni e, fra persone impegnate direttamente e quelle coinvolte indirettamente, si calcola di coinvolgere 6.000 persone.
Senza contare che la nuova linea ferroviaria Torino – Lione creerà altri posti di lavoro nel nostro Paese.
No Tav: le motivazioni del no
Il movimento dei No Tav ha visto il dispiegarsi di varie proteste contro la costruzione della ferrovia ad alta velocità. In effetti forse non tutte le proteste degli attivisti sono infondate. Pensando che essi arrivano anche a rischiare la vita, come è stato nel recente caso di Luca Abbà, rimasto folgorato perché è salito su un traliccio per protestare, le ragioni che stanno alla base della protesta sono davvero serie in termini di sostenibilità ambientale. La Tav può essere definita come un vero e proprio ecomostro, in quanto ha un impatto ambientale impensabile.
Il volume di roccia che dovrebbe essere scavato è pari a circa 13 milioni di metri cubi e tutto ciò non può lasciare indifferente la natura, visto che non possiamo non pensare, oltre che all’equilibrio idrogeologico, anche a tutte quelle quantità di uranio e di amianto che verranno smosse e che dovranno essere in qualche modo smaltite.
Soprattutto bisogna trovare i luoghi adatti per smaltire questi materiali, ma l’impatto ambientale che l’operazione può avere anche sulla Val di Susa non è affatto indifferente, soprattutto per quanto riguarda anche la massa di cemento che verrà utilizzata e che è pari a 1,8 milioni di tonnellate.
Senza contare poi tutta l’energia che occorrerà per scavare la galleria e per produrre il cemento stesso. Non dobbiamo dimenticare infatti che la produzione di energia implica la produzione di emissioni di anidride carbonica, che mettono a rischio un intero ecosistema.
I tunnel che dovrebbero attraversare l’ammasso roccioso rischierebbero anche di intersecare le fratture che alimentano le sorgenti, per cui in Val di Susa verrebbero messe a rischio anche le riserve idriche. Lo ha messo in evidenza anche Legambiente attraverso una specifica analisi idrogeologica.
Le maggiori preoccupazioni sono sui 53 chilometri di tunnel che dovrebbero attraversare il massiccio dell’Ambin, che è costituito da rocce carbonatiche intrise d’acqua.
Il Ministro Clini nega le ragioni ambientali della protesta: le reazioni
A cura di Gianluca Rini
Corrado Clini aveva detto, a proposito delle manifestazioni dei No Tav, che non sussistono vere e proprie ragioni ambientaliste, ma queste dichiarazioni del Ministro dell’Ambiente hanno suscitato parecchie reazioni. In particolare sono stati i Verdi che si sono scagliati contro le parole di Clini, i quali hanno accusato il ministro di non conoscere gli atti del suo Ministero e hanno sottolineato come sul progetto ci siano due ricorsi al Tar da parte delle associazioni ambientaliste che sostengono che ci sia stata una violazione delle normative ambientali.
Anche l’Economist ha definito il progetto della Tav “la grande rapina al treno”, visto che si è occupato della questione con una specifica inchiesta e già da tempo aveva fatto notare come il tutto comportasse uno spreco di risorse, oltre che economiche, anche territoriali.
In effetti la sostenibilità ambientale del progetto è stata contestata da più fonti, ma il ministro Clini non vuole tornare indietro e non vuole ritrattare le sue dichiarazioni. Infatti ha ribadito che il percorso previsto per la costruzione della linea ad alta velocità ha tenuto conto di tutte le precauzioni ambientali necessarie, in modo da evitare un impatto ambientale forte.
Sono stati tirati in ballo l’osservatorio sull’alta velocità e la commissione di valutazione dell’impatto ambientale. Entrambi gli organi hanno tenuto in considerazione le indicazioni che sono giunte da parte delle comunità locali. E intanto la polemica continua.
La protesta dei No Tav non avrebbe alla base delle ragioni di carattere ambientale. E’ questo ciò che ha detto il ministro dell’ambiente Corrado Clini, dichiarando che il tracciato del percorso previsto per la ferrovia ad alta velocità può essere ormai considerato modificato rispetto al progetto originario, in modo da tenere conto della sostenibilità ambientale.
Inoltre il ministro Clini ha spiegato che i Comuni coinvolti nella costruzione della ferrovia ad alta velocità, Susa e Chiomonte, hanno manifestato il loro accordo con la realizzazione dell’opera. Per cui la protesta non avrebbe un fondamento ambientale, che giustificherebbe le azioni dei manifestanti, che a volte appaiono anche piuttosto esagerate.
Il ministro dell’ambiente Clini ha dichiarato che il progetto della costruzione della ferrovia ad alta velocità è “drasticamente modificato rispetto alla versione originale soprattutto grazie ai suggerimenti e alle pressioni delle popolazioni“, inoltre, sempre secondo Clini il progetto tiene in considerazione “in maniera puntuale, quasi ossessiva, di tutte le precauzioni ambientali che erano state indicate per evitare un impatto ambientale negativo“.
Le proteste sono dunque prive di fondamento? A queste dichiarazioni fanno eco quelle di Roberto Menia di Fli. Il politico ha affermato che le parole del ministro Clini fanno chiarezza su quella che è stata ritenuta l’insostenibilità ambientale del progetto. Menia ha fatto riferimento ad una protesta violenta strumentalizzata, perché gli studi e le analisi svolti dall’osservatorio per l’alta velocità non hanno messo in evidenza nessun rischio per la salvaguardia dell’ambiente.
Da molti contestato il rischio ambientale per la Val di Susa
A cura di Gianluca Rini
Circolano in rete delle ipotesi, secondo le quali il movimento dei No Tav porta avanti delle intenzioni ambientaliste del tutto irrilevanti. Sul web si fanno insistenti le voci che affermano che i No Tav adducono come motivo della loro protesta delle ragioni inconsistenti in termini di sostenibilità ambientale. Si può leggere su internet che lo scempio del territorio sotenuto dai manifestanti è soltanto presunto, in quanto il tunnel che si sta cercando di scavare non è per niente differente da quello che si sta per terminare al Gottardo e da quello che è in corso di lavorazione al Brennero.
Tra l’altro dei 57 chilometri del tunnel, soltanto 12 sono in territorio italiano, mentre 45 interessano i francesi, che invece sono favorevoli alla costruzione del tunnel stesso. Non ci sarebbero tra l’altro pericoli per la salute, in quanto il progetto è stato sottoposto a dei controlli da parte del Ministero dell’Ambiente.
Tra l’altro qualche anno fa nella stessa montagna è stato scavato un tunnel per le condotte idrauliche e non è stata trovata alcuna traccia di sostanze pericolose, come ad esempio l’uranio. In rete si possono leggere affermazioni anche relative all’inquinamento acustico. Anche questo sarebbe del tutto irrilevante, perché i treni passeranno nelle gallerie e bisogna pensare che oggi il passaggio dei camion è molto più dannoso dell’Alta Velocità in termini di inquinamento ambientale. Il dubbio sulla questione resta.