Un “antico” buco nero è la sensazionale scoperta fatta grazie al telescopio spaziale James Webb: vediamo insieme l’importanza di questo straordinario evento
La scienza astronomica impiega le risorse per scoprire e svelare i misteri dell’universo. Attraverso l’osservazione spaziale infatti è possibile analizzare i corpi celesti, le regioni cosmiche e tutto quello che si rileva nello spazio e raccogliere dati ed informazioni. Molto si è capito negli anni di studio, ma rimangono molti dubbi e domande soprattutto sulle origini e sull’evoluzione dell’Universo. La teoria del Big Bang, per esempio, ipotizza l’origine dell’Universo tra gli 11 e i 15 miliardi di anni fa dopo un’esplosione di un nucleo primordiale di densità infinita.
Poi l’Universo si è espanso sempre più e l’energia si è condensata in particelle elementari in circa 300mila anni, la materia si è separata dalla radiazione ed ha iniziato la sua evoluzione arrivando a permeare l’Universo che conosciamo. L’osservazione dell’Universo ci ha permesso di dimostrare che ovunque ci sono galassie che tendono ad allontanarsi dalla Terra e questo significa che un tempo erano più vicine fra loro e che l’Universo è in continua espansione, provando la teoria del Big Bang.
Uno dei più grandi misteri dell’Universo è rappresentato dai cosiddetti “buchi neri”. Regioni dello spazio con un campo gravitazionale talmente intenso che qualsiasi cosa si avvicini ne viene attratta e catturata e dal suo interno non può liberarsi nulla, nemmeno la luce. Studiati, analizzati e teorizzati questi straordinari protagonisti dello spazio hanno da sempre affascinato scienziati e persone comuni ed oggi è stato scoperto il più antico mai osservato.
Attraverso il telescopio spaziale James Webb è stato possibile individuare il buco nero supermassiccio più datato che si sia mai visto e la scoperta potrebbe aiutare gli scienziati a definire meglio l’origine di questi corpi celesti. Le teorie avanzate sono principalmente due: la prima ipotizza la loro formazione da buchi neri più piccoli, originati da stelle collassate, aggregati nel tempo. L’altra invece parla di formazioni date da enormi quantità di gas primordiale che ad un certo punto hanno collassato impedendo la formazione di una stella.
La missione degli scienziati dell’Università del Texas prevedeva di puntare il telescopio James Webb verso la galassia CEERS_1019, la più luminosa e lontana conosciuta ed ecco la scoperta di un buco nero, con una massa di 10 milioni di volte superiore a quella del Sole, abbastanza rara come evenienza. L’ipotesi è che il corpo celeste si sia formato quando l’Universo aveva 570 milioni di anni e dunque è il buco nero più antico mai scoperto. Questo permetterà di valutare meglio le origini di tali strabilianti oggetti spaziali.
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