La Cina ci riprova: potrebbe ricorrere nuovamente ai droni per far piovere, dopo che in alcune zone le temperature hanno superato i 50 gradi.
Sanbao, provincia di Turfan, nello Xinjiang, in Cina è un comune che è destinato a segnare un record purtroppo tutt’altro che positivo: infatti, in un grande Paese come quello cinese, che appena qualche mese fa aveva fatto registrare il record di temperature minime, con un meno cinquanta gradi, ora il clima letteralmente impazzito va a far toccare un nuovo record, ancora negativo, ma di segno totalmente opposto. Nella città di Sanbao, infatti, qualche giorno fa il termometro si è fermato a 52.2 gradi Celsius.
Droni per far piovere: la mossa della Cina contro afa e siccità
Non è purtroppo uno scherzo, la folle estate che sta mettendo k.o. gli italiani con temperature record, dunque, non risparmia nemmeno il popolo cinese. Così ora il governo cinese ci potrebbe riprovare, mettendo in atto tutta una serie di misure che nell’agosto 2022 erano già sperimentate. Se la “macchina della pioggia” di Pier Luigi Ighina – ai tempi – era considerata fantascienza, c’è chi – come il governo cinese, appunto – oggi ricorre sistematicamente al cosiddetto cloud seeding.
Nota in Italia più letteralmente come inseminazione di nuvole, questa tecnica serve per stimolare artificialmente la produzione di pioggia, inviando droni e razzi all’interno delle nubi: questi rilasciano sostanze chimiche, che poi appunto contribuiscono a far piovere. Questi dispositivi, in pratica, seminavano ioduro d’argento, che ha una struttura simile al ghiaccio, nelle nuvole. Questa sostanza raggruppava le gocce d’acqua attorno alle particelle e aumentava la possibilità che piovesse.
Secondo Li Xingyu, un ricercatore dell’Istituto di fisica atmosferica dell’Accademia cinese delle scienze, il metodo della Cina era più efficace rispetto ad altre sperimentazioni di cloud seeding, portate avanti da altri Paesi. Possiamo dunque tranquillamente dire che il nostro Ighina fu un precursore, ma altrove hanno studiato davvero nuove soluzioni contro la siccità. Chiaramente, si tratta di metodi che a molti all’interno della comunità scientifica risultano poco ortodossi e le cui conseguenze non sembrano essere oggi prevedibili.
L’estate cinese e le mosse del governo di Pechino
La Cina sta vivendo temperature da record poche settimane dopo le inondazioni monsoniche e prima ancora un inverno particolarmente glaciale: temperature e perturbazioni che in molti fanno dipendere dai cambiamenti climatici e dagli effetti a medio e lungo termine dell’inquinamento. Peraltro i 52,2°C nella municipalità di Sanbao registrati nelle scorse ore hanno battuto e di molto il precedente record. La precedente temperatura più alta mai registrata in Cina era infatti di 50,3°C e venne registrata nel 2015. Ciò che colpisce sono i meno 53 gradi di quest’inverno in alcune zone del Paese.
Le temperature estreme in Cina sono davvero un problema con il quale dover fare continuamente i conti: il 22 giugno, ad esempio, Pechino ha registrato 41,1°C, temperatura mai vista in quel mese nella Capitale. Invece, la metropoli costiera di Tianjin ha registrato 41,4°C, un nuovo record assoluto per giugno. Il tutto è ancora più assurdo se si pensa che fino a qualche giorno prima le piogge monsoniche avevano messo in ginocchio diverse aree del grande Paese asiatico. Si erano addirittura registrati ben quindici decessi in alcune zone della Cina.
Questi fenomeni atmosferici potrebbero avere la conseguenza di riavvicinare Cina e Usa: infatti, rendono reale il desiderio di Pechino di rilanciare gli sforzi per combattere il riscaldamento globale proprio facendo coppia con i “nemici” americani, coi quali permangono continue tensioni legate ormai soprattutto a questioni meramente di commercio ed economia. Ciò che lascia perplesso è l’utilizzo di un metodo invasivo come il cloud seeding: tanti utenti sottolineano come “inseminare nuvole” sia tutto fuorché un’idea che avrà nel medio e lungo periodo dei riscontri positivi.