Di origine cinese, Temu è una nuova app che permette di acquistare prodotti a prezzi stracciati: dalla moda all’elettronica, è finita nel mirino per essere considerata poco affidabile. Come mai? Scopriamolo.
Se la guerra contro il fast fashion sta diventando sempre più pressante, negli ultimi tempi a finire sotto l’occhio del ciclone ci sono maggiormente i siti cinesi. Ci siamo già occupati di Shein, l’app di moda che con il suo sfruttamento dei lavoratori, tessuti inquinanti e un impatto ambientale disastroso, continua a trascinare le sue polemiche da ormai più di un anno. Numerose sono state le ricerche e le indagini su questo sito di e-commerce, ma sembra che da poco abbia un nuovo amico, sempre di origine cinese.
Stiamo parlando di Temu, il sito di commercio online che vende prodotti e abbigliamento a prezzi stracciati. Gestito dalla società cinese PDD Holdings Inc, a differenza di Shein, Temu non produce direttamente la propria merce ma accoglie i rivenditori di terze parti. Sempre sul mercato cinese. Molto pubblicizzata sui social e sul web, Temu è diventata subito popolare con oltre 100 milioni di utenti che negli Stati Uniti e in Europa hanno scaricato l’app in soli nove mesi. Ma anche in questo caso la scia delle polemiche è solo agli inizi.
Se da ormai alcuni anni l’e-commerce è diventato il mercato del futuro, i cinesi si possono considerare tra i più attivi in questo campo. Se Shein ha man mano guadagnato terreno diventando un punto di riferimento soprattutto per le generazioni più giovani, come quella Z che racchiude i nati sotto gli anni 2000, Temu allo stesso modo ha incuriosito tanto che l’app sta spopolando. Con la rivendita di prodotti derivanti da produttori differenti su tutto il mercato cinese, Temu è principalmente celebre per avere all’interno del proprio sito ogni tipo di articolo, da prodotti per la casa all’elettronica e soprattutto articoli di moda a prezzi davvero economici.
I prezzi bassi, si sa, tendono ad allettare il consumatore ma è proprio questo suo punto di forza che potrebbe in realtà celare la sua debolezza. Non producendo i beni in maniera diretta Temu accoglie tutti i rivenditori, ma a questo punto ci si domanda se sia davvero affidabile. C’è qualche filtro di responsabilità sulla qualità e la sicurezza dei prodotti? Si ha sempre la certezza che la merce che l’app rivende corrisponda alla verità di ciò che viene descritto? I prezzi bassi possono ingannare o sono solo pubblicità? Queste sono solo alcune delle tante domande a cui media ed esperti hanno cercato di rispondere. Un esempio è l’analisi condotta dalla rivista svizzera K-Tipp, la quale ha voluto svelare cosa c’è dietro l’app Temu in termini di rapporto qualità/prezzo.
L’indagine è stata condotta su una trentina di prodotti acquistati di diverso genere, in particolare con un focus su moda, elettronica e articoli per la casa. Una volta in possesso di questa merce, l’indagine è cominciata per verificare quanto il prezzo basso corrispondesse alla qualità della merce. I risultati possono sembrare scontati, ma soltanto due o tre prodotti erano davvero utilizzabili. Anche gli abiti, realizzati principalmente in poliestere, non sono soggetti ad alcun controllo e potrebbero contenere anche sostanze nocive per la nostra pelle. Così come l’accelerazione di produzione da parte di ogni rivenditore comporta un impatto ambientale che coinvolge lavoratori del settore, tutta la filiera di fabbricazione e la logistica con dei danni forse anche peggiori delle altre app e siti di fast fashion. A questo punto oltre all’affidabilità, ci pone anche la questione della pericolosità dell’app.
Se l’attendibilità dei prodotti, e dunque la loro qualità, lasciano il dubbio sugli eventuali rischi e pericoli che possono causare, quelli informatici sono stati messi sotto vaglio e appurati. O almeno così la società di analisi statunitense Grizzly Research ha evidenziato nel suo recente report su Temu. Il focus in questione sono i dati degli utenti, i quali secondo la società sarebbero a rischio. A seguito dell’indagine effettuata sul codice dell’app, gli esperti in cybersecurity hanno constatato come alcuni suoi tratti sono in comune a quelli di malware e spyware particolarmente efficaci nel capire le informazioni sensibili. Ciò comporterebbe, dunque, un criptaggio nascosto dei dati con la conseguenza di risultare pericoloso per la privacy degli iscritti all’app.
Molte delle funzionalità dell’app di Temu, infatti, non sarebbero visibili agli utenti e questo aumenta la probabilità che siano non conformi o comunque rischiose. La stessa cosa è stata messa in evidenza dalla società di sicurezza informatica svizzera Joe Security LLC, che identifica Temu come un’applicazione malicious, ossia un malware software che non tutela i dati degli utenti. Continuando con l’indagine, è emerso anche che molti degli esperti di ingegneria informatica che sono dietro allo sviluppo di Temu siano in realtà gli stessi di Pinduoduo. Sempre di appartenenza della società cinese PDD Holdings Inc, la stessa di Temu, quest’altra app è stata allo stesso modo messa sotto accusa da parte anche di Google Play Store per i rischi relativi alla sicurezza informatica. Questa app è stata infatti sospesa da Google e la stessa fine potrebbe fare anche Temu.
Molti di questi codici utilizzati all’interno di Temu, infatti, non sono visibili non soltanto agli utenti ma anche a Google e Play Store stessi, i quali non avendo accesso a questi dati lanciano l’allarme di un’alta probabilità di possesso illecito dei dati. Dunque, questi dati potrebbero essere sotto il controllo di Temu senza una sorveglianza che ne possa appurare la legalità. In questo senso, il rischio che questo rapporto ha messo in evidenza è la possibilità che i dati degli utenti possano essere venduti a terzi in maniera selvaggia e incontrollata. Dunque, finora tra qualità non all’altezza, costi bassi, impatto dannoso sull’ecosistema e rischio di carpire e vedere i dati degli utenti in maniera illegale l’app Temu non si può certo definire sicura.
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