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La Terra dei Fuochi rappresenta una questione che non può essere sottovalutata. Si tratta di un problema ampiamente trascurato per molto tempo e che ultimamente è arrivato maggiormente alla ribalta dell’opinione pubblica. Anche il Governo si è occupato di considerarlo, discutendo un provvedimento legislativo, che ha avuto via libera dalla Camera e poi dal Senato.
La mappa
Visualizza La Terra dei Fuochi – Mappa interattiva degli incendi di Rifiuti Speciali. Ora BASTA !!! in una mappa di dimensioni maggiori
La Terra dei Fuochi è così chiamata a causa dei roghi dei rifiuti che vengono qui versati, e comprende l’area fra le province di Napoli e di Caserta. Ovviamente, questa situazione crea un tasso di inquinamento altissimo, andando a diffondere nell’atmosfera sostanze tossiche come la diossina. E si tratta di una situazione che va avanti da moltissimi anni: basti pensare che la prima volta che è stato utilizzata la locuzione di “terra dei fuochi” risale al Rapporto Ecomafie 2003 di Legambiente. E’ stretto il legame che intercorre tra criminalità organizzata e traffico illecito dei rifiuti. Il tutto, in particolare, per la Terra dei Fuochi, è stato messo in luce dalle testimonianze di un pentito, che ha dato indicazioni precise sul punto in cui rintracciare materiale ferroso e fanghi industriali. Le indicazioni erano riferite in particolare a Casal di Principe, ma ben presto si è scoperto che l’area interessata da questo problema era molto più vasta. Tutto sarebbe frutto degli interessi economici della camorra, che per anni ha continuato a seppellire sotto terra cumuli di rifiuti inquinanti e pericolosi. Sono state fatte varie indagini in questo senso, scavando anche in profondità e prelevando dei campioni. Fino ad un certo periodo le cosche mafiose si occupavano di imbarcare questi rifiuti, per trasportarli in altri continenti, come l’Africa e l’Asia.
Poi, badando alla possibilità di risparmiare e quindi di guadagnare di più, avrebbero deciso di lasciare in loco i materiali di scarto nocivi, nascondendoli anche nel sottosuolo. Tutto questo ha creato enormi problemi non solo di sostenibilità ambientale, ma anche per la sicurezza della salute pubblica. Tutta l’area della Terra dei Fuochi è interessata da un aumento sproporzionato dei tumori, che fa comprendere come ci sia un legame proprio con l’inquinamento della zona. I dati sono veramente allarmanti. In particolare Legambiente ha reso noto che, intorno alla questione dei rifiuti illeciti, ci sarebbe un complesso d’affari pari a 43 miliardi di euro, con il coinvolgimento di 666 aziende. Di fronte a questo fenomeno le misure legislative non sono state sempre particolarmente efficaci, soprattutto in termini di pene da applicare. Il problema viene reso più acuto dai roghi tossici: per interesse economico si ritiene molto più conveniente abbandonare rifiuti ovunque e poi incendiarli. Ci sarebbe bisogno di più controlli sui rifiuti abbandonati, ma ci si trova spesso di fronte all’impotenza delle stesse forze dell’ordine, che non riescono ad identificare i responsabili.
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Il decreto
Il decreto sulla Terra dei Fuochi è passato con 178 voti favorevoli e 58 contrari e, tra questi ultimi, si trovano il Movimento 5 Stelle e la Lega.
I punti salienti della questione sono i seguenti:
– Individuazione e mappatura delle aree inquinate. Nell’articolo 1 il decreto stabilisce che, entro 15 giorni dall’entrata in vigore del testo, il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, l’Arpa, l’ISS e l’Ispra provvedano a rilevare nella zona in questione se nell’ultimo ventennio vi sono state parti utilizzate per fini agricoli: infatti, vi può essere il rischio che gli smaltimenti abusivi e la loro combustione abbiano potuto contaminare eventuali prodotti. Una volta che si stabilisce quali sono i terreni contaminati, i ministri di competenza dovranno conoscere la situazione entro 2 mesi, ed entro 2 settimane si dovrà stabilire quali sono i terreni che non potranno essere più utilizzati per la produzione di alimenti agricoli.
– Black list degli agricoltori. I terreni su cui si dovrà indagare dovranno vedere l’accondiscendenza degli agricoltori che ne sono proprietari. Se così non fosse, i coltivatori in questione entrerebbero in una black list per cui, in futuro non potrebbero più avere accesso a finanziamenti pubblici o a incentivi.
– Istituzione di organi preposti alla prevenzione e alla riduzione del danno ambientale. Si tratterebbe di un comitato interministeriale e di possibili consigli consultivi dei cittadini. Per gli interventi del comitato, sarebbero utilizzati i fondi strutturali europei 2014-2020 per la Regione Campania e della quota nazionale del Fondo per lo sviluppo e la coesione, sempre riguardante la Campania.
– Possibile ricorso alle Forze Armate. L’articolo 3 del decreto esplica che, nell’ambito di operazioni di controllo e di sicurezza ambientale, i prefetti possono decidere di ricorrere alle Forza Armate per un contingente massimo di 850 unità.
– Screening sanitario gratuito per gli abitanti delle zone contaminate. I cittadini di Taranto e Statte di Puglia (per la questione dell’Ilva) e i dei Comuni della Terra dei Fuochi potranno accedere ad esami per il controllo della loro salute. Verranno utilizzati per questo fine 25 milioni nel 2014 e 25 milioni nel 2015, e saranno prelevati dal Fondo sanitario nazionale.
– Combustione illecita, nuovo reato. Sempre l’articolo 3 introduce il nuovo reato di combustione illecita dei rifiuti, che può essere punito con la reclusione da 2 a 5 anni, mentre la pena sale fino ai 6 anni se avviene la combustione di rifiuti pericolosi.
– Confisca di beni e operazioni di bonifica. Le somme di denaro e i beni confiscati derivanti dal reato di traffico illecito dei rifiuti confluiscono nel Fondo unico giustizia, e vengono destinati alla realizzazione di interventi di bonifica del luogo.
(Foto di Paolo Franzese)