Terremoti in Italia: nuovo sistema che monitora i rischi geologici

La città di Concordia gravemente colpita dal terremoto

È stato lanciato un nuovo progetto PanGeo, grazie al quale oltre 50 città europee potranno conoscere i movimenti verticali della terra, per capire al meglio quali misure preventive adottare e capire quali possano essere i rischi geologici. Si tratta di un servizio gratuito e le prime città a servirsene saranno Roma e Palermo. Finanziato dalla Commissione Europea, il progetto triennale prevede il coinvolgimento operativo di tutti i Servizi Geologici dei 27 Stati membri dell’UE e di un team costituito da membri dell’EuroGeoSurveys e la European Federation of Geologists.
Grazie ai satelliti PsinSar sarà possibile registrare i dati, dopo che saranno incrociati con quelli del terreno, acquisiti tramite i servizi geologici. Attraverso questo strumento sarà ancor più facile e veloce, conoscere i movimenti della terra e studiare delle misure da adottare in caso di pericolo.
LP
La mappa sismica non è obbligatoria
Parlando dei terremoti in Italia, ci si chiede qual è l’importanza della mappa sismica nella previsione dei rischi e dei danni causati da un sisma nelle regioni del nostro Paese. Certamente stupisce molto che la mappa in questione sia facoltativa. Le Regioni infatti non sono obbligate a valutare i rischi di possibili terremoti nelle aree di loro interesse. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di ripercorrere la storia della mappa di pericolosità sismica, una storia che inizia prima del 2003.
Proprio in quel periodo di tempo la mappa era stata compilata. Il suo obiettivo era quello di raccogliere all’interno di un unico documento tutti gli studi effettuati dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Ma la mappa non è stata trasformata in un regolamento amministrativo.
Nel 2003 le cose cambiarono, successivamente al terremoto di San Giuliano di Puglia, che costò la vita ad una maestra e a 27 bambini di una scuola. Venne effettuata un’ordinanza della Protezione Civile e la firma del Presidente del Consiglio ha trasformato il documento in quella che diventò la mappa di riferimento per quanto riguarda la classificazione sismica in Italia.
Il carattere generale della mappa però di fatto non poteva permettere a Comuni e Regioni di avere a disposizione un documento valido a tutti gli effetti. Per i singoli casi dovevano essere proprio gli Enti locali a stabilire delle caratteristiche specifiche alla luce delle esigenze e della conformazione del territorio di riferimento.
mappa sismica italia
Nel 2006 la mappa è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, ma veniva specificato che le Regioni potevano fare riferimento alla mappa per tenere conto delle costruzioni nel territorio, ma la mappa poteva anche non essere presa in considerazione. E questo perché una legge nazionale non poteva andare contro le leggi della Regione.
Ma bisogna anche considerare che le nuove norme tecniche per le costruzioni sono arrivate in Italia solo nel 2008, una lentezza che secondo l’Ingv ha avuto il suo peso nei disastri dell’Emilia: “E’ a causa di tutti questi ritardi che nelle zone colpite in questi giorni si è accumulato un notevole deficit di protezione sismica, che è in parte responsabile dei danni avvenuti“.
E’ possibile che ancora una volta le difficoltà burocratiche, i tempi morti e il fatto che tutto sia stato inizialmente sottovalutato siano state alcune delle cause di un disastro i cui danni potevano in realtà essere ridotti? Perché dobbiamo accorgerci delle imperfezioni solo dopo la morte di parecchie persone?
Intanto si discute ancora dell’aumento del prezzo della benzina di 2 centesimi al litro (esclusa Iva). Il ministro Clini, in seguito delle polemiche, ha spiegato: “Per reperire risorse subito, necessarie per sostenere interventi per la ricostruzione non avevamo altra strada. Mi auguro che questo intervento non abbia effetti sul prezzo dei carburanti perchè il prezzo sta scendendo e le compagnie devono ridurre i margini speculativi. Altre volte siamo dovuti intervenire, oggi senza un nostro richiamo, è necessario che si muovano da sole“.
Clini ha parlato anche di un Piano Nazionale della durata di 15 anni, definendolo come una priorità per il Paese: “Ho cominciato a parlare di una Piano nazionale per la sicurezza del territorio a novembre, appena insediato e contestualmente ai disastri delle Cinque Terre, della Lunigiana e in Sicilia“.