Innanzi tutto dobbiamo precisare che questi piccoli vulcani di sabbia sono stati osservati anche in occasione di altri terremoti. Per esempio vulcani di sabbia sono stati ravvisati nel terremoto dell’Aquila del 2009 e anche in quello lontano del 1627 che devastò il Gargano.
I piccoli vulcani di sabbia compaiono lungo le fratture del terreno. Presentano una struttura di sabbia piuttosto granulosa, all’interno della quale l’acqua resta imprigionata.
La comparsa dei vulcani di sabbia è dovuta alla liquefazione del terreno. La sabbia passa dallo stato solido a quello liquido e risale in superficie, generando proprio queste strutture granulose.
I vulcani di sabbia sono comparsi sia in provincia di Ferrara che in provincia di Modena. Sono alti decine di centimetri e sono innumerevoli. E’ come se il terreno per un certo periodo di tempo perdesse la sua consistenza e si comportasse come un liquido denso. Le conseguenze sono per le costruzioni, che tendono a cedere.
La terra trema per la liquefazione del terreno
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Ecco perché in Emilia la terra continua a tremare: si tratta di una sorta di liquefazione del terreno. Tutto questo accade perché la Pianura Padana è costituita essenzialmente da sabbia. L’origine di questa fertile pianura è nota: si è formata attraverso lo scorrere delle acque del Po, che hanno trascinato e accumulato detriti e sedimenti. Tutto ciò non rassicura affatto per quanto riguarda l’esito dei terremoti, che, in presenza di questo tipo di terreno, possono dare un risultato tragico.
Gli esperti spiegano in maniera dettagliata il processo che viene messo in atto nel momento in cui nella Pianura Padana si verifica un sisma di magnitudo superiore a 5. In pratica è come se i terreni fossero soggetti ad una liquefazione. Il suolo tende a passare dallo stato solido a quello fluido, perdendo la sua consueta consistenza.
Ma c’è di più. Diventando meno consistente, il suolo tende a sprofondare, trascinando tutte le costruzioni appoggiate su di esso. Non c’è scampo per le case e per le fabbriche, che vengono distrutte completamente.
È proprio quindi alla liquefazione del suolo che va attribuita la responsabilità di tutte le distruzioni che ci sono state in Emilia Romagna in seguito alle scosse sismiche del 20 maggio prima e del 29 maggio successivamente.
Si tratta di una caratterista propria di un tipo di suolo, che non dovrebbe essere ignorata nemmeno nell’ambito dell’azione di prevenzione attuabile per mezzo della realizzazione di costruzioni che obbediscono a specifiche regole antisismiche.
In questo campo non si può improvvisare, ma si deve tenere conto delle caratteristiche geologiche di un determinato territorio.
Perché la terra continua a tremare?
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha spiegato che la terra continua a tremare per un motivo ben preciso. All’origine del terremoto di oggi, 29 maggio, potrebbe esserci infatti la rottura di una nuova faglia. Il terremoto è infatti avvenuto nella parte occidentale dell’arco di 40 chilometri interessato dal terremoto del 20 maggio. Proprio in quel caso però le scosse più forti si erano verificate nell’area orientale dello stesso arco. Alessandro Amato, sismologo dell’Ingv, ha spiegato: “Si temeva che con una struttura così complessa, potesse esserci spazio per altri terremoti di grande entità“.
Enzo Boschi, sismologo, ha spiegato che la scossa di oggi non è legata in modo diretto a quella che è stata avvertita di recente in Emilia Romagna, ma nasce comunque dalla realtà dinamica dell’area: “sono conseguenze dello stato di tensione e di sforzo in cui si trova questa regione, determinata dalla dinamica dell’interno della Terra e della crosta terrestre che e’ in continua evoluzione e crea situazioni del genere“.
Bochi spiega: “In genere, dopo una forte scossa, si registrano solo scosse di assestamento. Ma in Italia e’ gia’ successo che due scosse forti, piu’ o meno della stessa entita’, si siano registrate a distanza di pochi giorni, basti ricordare il terremoto in Umbria. E in Friuli si registrarono a distanza di pochi mesi. Quindi non si puo’ escludere neanche questa volta, in Emilia. Il sistema libera energia: puo’ farlo in un solo colpo, in piu’ di uno oppure in piccole fasi successive“.
Il sismologo spiega che è normale che si avvertano scosse in un raggio ampio, anche a Milano o a Firenze. Questo aspetto, secondo Boschi, non deve meravigliare: “Ancora non siamo in grado di quantificare le scosse che si succederanno in quella zona. Penso che continueremo ancora, almeno per settimane, a osservare scosse successive, come spesso succede in questi casi. Quello che e’ di particolare interesse e’ che anche la scossa di oggi, di magnitudo 5.8, non abbia superato quota 6, a conferma di quanto abbiamo sempre pensato con un certo margine di confidenza e che cioe’ in queste zone si possono generare terremoti al massimo di magnitudo 6 ma non oltre“.
Si possono evitare i danni di un terremoto? Come può l’uomo mettersi davanti ad un evento imprevedibile, cercando di contrastare il più possibile la distruzione e le possibili conseguenze tragiche di un evento naturale? Il terremoto in Emilia Romagna fa tornare in mente le varie discussioni che sono state effettuate, da sempre, sulle catastrofi naturali e sulle tragedie conseguenti. I terremoti, sicuramente, non possono essere previsti. Ma si possono prevedere i danni causati da un possibile sisma. Come?
Già nel lontano 1500 gli studiosi discutevano delle possibilità esistenti di costruire edifici con regole antisismiche. In Emilia Romagna bisogna ricordare ad esempio che il Ferrarese è stato sconvolto per sei anni, fino al febbraio 1576, da violente scosse di terremoto, che causarono molti danni.
Fin da quel momento l’uomo ha tentato di porre rimedio a possibili disastri, con delle regole che risultano davvero semplici e che possono essere valide anche oggi. Basta capire, secondo gli esperti, se gli architravi di porte e finestre sono formati da elementi continui e non da mattoni in verticale.
Secondo quanto dice Gian Michele Calvi, esperto di Pavia, “L’edificio deve essere come una scatola con tutte le parti ben collegate tra pareti e solai. La vista di ogni fessura è segno di pessima connessione e indice di rischio“.
Bisogna ricordare, come fa notare l’esperto, che edifici vecchi in aree un tempo non considerate sismiche sono stati costruiti con un telaio privo di strutture “necessarie a contrastare le forze di un sisma in ogni direzione“, per risparmiare sui costi.
E lo stesso discorso è valido anche per gli edifici industriali. Il terremoto in Emilia Romagna è stato devastante. A Sant’Agostino il crollo della fabbrica di ceramiche ha causato la morte di alcuni operai e gli esperti adesso si interrogano sulla condizione degli edifici che non hanno retto.
Anche in questo caso, dicono i tecnici, vale il principio della solidità della struttura. Se la parte superiore di un capannone è troppo pesante per la struttura che lo tiene in piedi, il terremoto fa barcollare i pilastri e il tetto viene giù. Le pareti, insomma, sono state divaricate e la struttura di protezione in alto è caduta di conseguenza.
Prima del 2005 il terremoto non veniva considerato un pericolo da combattere. Ma adesso nessuno sarebbe disposto ad abbattere gli edifici per adeguarli alle norme attuali.
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