Si è già a lavoro per il recupero degli edifici semi distrutti dal sisma in Emilia Romagna. Per esaminare al dettaglio quello che rimane dei campanili semidistrutti è stato impiegato uno strumento particolare, una sorta di super scanner. Il lavoro di questo strumento è necessario per capire se e come possa essere possibile ricostruire i campanili distrutti durante il terremoto in Emilia. Il macchinario di alta tecnologia è noto come very long terrestrial laser scanner, che oltre ai campanili, verrà utilizzato su tutti gli edifici del patrimonio artistico e culturale dei comuni colpiti dal sisma.
Uno scanner iper preciso che farà in modo di individuare anche le più piccole crepe presenti all’interno delle strutture. Tutti i dati raccolti saranno necessari per studiare e pianificare il lavoro di ristrutturazione sugli edifici.
Una serie di immagini sovrapposte, realizzate dallo scanner, daranno modo di individuare immediatamente i punti critici delle strutture danneggiate.
Lo strumento è simile ma più evoluto rispetto a quello adottato a Ground Zero, successivamente al crollo delle Torri Gemelle, dopo l’attentato dell’11 settembre 2001, prima dei lavori di sistemazione dell’area distrutta.
Foto di Giuseppe D’Elia
LP
Danni agli impianti di bonifica: rischio siccità
Il terremoto in Emilia ha causato parecchi danni, ma adesso si aggiunge al tutto un nuovo rischio: il pericolo siccità. E non è affatto un rischio da poco, se pensiamo che questa zona possiede una forte vocazione agroalimentare. Ad essere in pericolo sono in particolare gli impianti di bonifica, fortemente danneggiati dal sisma e che quindi potrebbero determinare il verificarsi della siccità in una regione in cui le risorse idriche sono fondamentali per portare avanti l’agricoltura attraverso le opere di irrigazione.
I consorzi di bonifica colpiti dai danni causati dal terremoto sono 6, gli impianti di irrigazione a rischio sono 57 e tutti hanno subito delle lesioni o delle parziali distruzioni. Il pericolo siccità interessa 55 comuni comprese tra le province di Reggio Emilia, Bologna, Ferrara, Modena e Mantova. Le aziende in pericolo, nel settore della filiera produttiva agricola, sono 3.500.
Il presidente dell’Urber, Massimiliano Pedersoli, a questo proposito ha fatto notare: “Adesso stiamo facendo con le nostre forze ma è oltremodo chiaro che i consorzi necessitano di risorse per far fronte agli interventi di emergenza che stanno mettendo in campo da due settimane. Interventi di emergenza per non penalizzare un territorio e un tessuto economico già duramente provati dal sisma.”
Il sottosegretario all’Agricoltura Franco Braga si è recato in Emilia per effettuare un sopralluogo specifico, in modo da poter adottare delle misure apposite, per tenere sotto controllo la situazione. Braga ha dichiarato: “La cosa principale è la messa in sicurezza con interventi provvisori ma efficaci, da realizzare in giorni, non in settimane o mesi, per scongiurare queste emergenze”.
Come ha fatto notare la Cia – Confederazione italiana agricoltori, a rischio è soprattutto la produzione di pere, anche perché con l’aumento delle temperature si potrebbero registrare delle perdite davvero ingenti.
Dobbiamo pensare che si tratta di un comparto molto importante dell’agricoltura italiana, per cui è necessario che i provvedimenti vengano presi con urgenza, soprattutto per la messa in sicurezza degli impianti. Il sottosegretario all’Agricoltura Franco Braga ha chiarito che il confronto con il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera sarà tempestivo, in modo da poter stabilire che cosa si può fare rapidamente in termini monetari.