La Pianura Padana, seguendo questi movimenti, fra alcuni milioni di anni potrebbe anche sprofondare sotto le Alpi. Per il momento continua ad accorciarsi da nord a sud di qualche millimetro. Anche se in passato non si sono registrate scosse molto violente nella zona, questo non vuol dire che la Pianura Padana è esente da problemi legati agli eventi sismici.
In realtà però gli studiosi non sanno spiegare di preciso come mai nella zone c’è un intensificarsi dei picchi massimi del terremoto. Una valutazione dettagliata della situazione implica un arco di tempo piuttosto lungo, che vede come prima mossa l’aggiornamento delle carte del rischio sismico.
La ricerca ha comunque bisogno di approfondire l’argomento. Intanto l’unica misura che può essere adottata consiste nella prevenzione, attraverso la costruzione di edifici che rispettino le regole antisismiche.
Per il momento gli scienziati non sono in grado di dire se nel sottosuolo della Pianura Padana ci sia ancora dell’energia che attende di liberarsi. Si deve aspettare ancora per settimane o forse per mesi, per valutare se il fenomeno possa definirsi esaurito.
I nuovi rischi
Il ministro dell’Ambiente Clini è intervenuto a proposito del terremoto in Emilia e ha specificato che occorre modificare la mappa del rischio sismico. Su questo punto sono d’accordo gli esperti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, i quali hanno specificato il modo in cui potrebbe essere messo in atto un aggiornamento. Gli studiosi dei terremoti hanno fatto notare che si dovrebbero unire i dati relativi a due mappe attualmente disponibili.
Ecco che cosa dice Stefano Gresta, dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia: “Non basta considerare un valore di bassa pericolosità per una zona. Ciò che bisogna fare per comprendere meglio il problema è combinare assieme due carte oggi impiegate.”
L’esperto continua: “Una esprime la probabilità dove si può manifestare un sisma in base ai dati statistici del passato, dalla quale emergono i valori di pericolo considerati dagli ingegneri per costruire; la seconda carta registra i picchi di massima intensità. Dalla loro unione potranno emergere indicazioni utili e più ricche rispetto a oggi.”
Eppure l’episodio sismico in Emilia viene ritenuto nella normalità. La causa è sempre unica: la placca africana esercita verso nord una compressione sulla placca euroasiatica. In particolare la placca africana, che è frammentata, arriva a far sentire i suoi effetti nel nord – est, nella zona dell’Adriatico, determinando un rischio elevato al sud, specialmente in Sicilia.
La pianura Padana può essere considerata la parte più settentrionale della placca africana e quindi viene coinvolta in questi fenomeni. Tra l’altro non bisogna dimenticare che la Pianura Padana è formata da sedimenti marini, che amplificano gli effetti di un terremoto.
L’Ingv prevede altre scosse nei prossimi giorni, alcune molto forti
Sul terremoto in Italia gli esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia non sono affatto ottimisti, infatti prevedono che nei prossimi giorni ci potrebbero essere altre scosse, alcune delle quali potrebbero essere perfino molto forti. D’altronde bisogna considerare anche, come hanno chiarito gli esperti dell’Ingv, che le scosse che stanno mettendo in ginocchio l’Emilia sono l’effetto della rottura di una nuova faglia.
Alessandro Amato, sismologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha dichiarato: “La struttura responsabile del terremoto di oggi nel modenese è la struttura complessa del tratto settentrionale dell’Appennino, nel quale la catena montuosa prosegue sotto la Pianura Padana. La struttura è la stessa legata al sisma del 20 maggio, ma probabilmente avvenuta su una faglia adiacente. Non si tratta quindi una replica in senso stretto.”
Il terremoto di questa mattina, avvenuto nel modenese, mette in evidenza che sono attive più faglie. Proprio questi fenomeni indicano che sono state attivate strutture particolarmente complesse. Non si deve infatti trascurare di tenere in considerazione che il sisma di questa mattina è avvenuto sul margine occidentale dell’arco di 40 chilometri che era stato attivato dal terremoto dello scorso 20 maggio.
È stato attivato un meccanismo complesso all’interno della crosta terrestre. Per questo i sismologi pensano che nella zona coinvolta proseguiranno le scosse anche nel corso delle prossime settimane.
A questo proposito il sismologo Enzo Boschi ha spiegato: “Ancora non siamo in grado di quantificare le scosse che si succederanno in quella zona. Penso che continueremo ancora, almeno per settimane, a osservare scosse successive, come spesso succede in questi casi. Quello che e’ di particolare interesse e’ che anche la scossa di oggi, di magnitudo 5.8, non abbia superato quota 6, a conferma di quanto abbiamo sempre pensato con un certo margine di confidenza e che cioè in queste zone si possono generare terremoti al massimo di magnitudo 6 ma non oltre”.
Non possiamo sapere con esattezza cosa ci riserveranno i movimenti al di sotto della crosta terrestre. Si possono soltanto fare delle ipotesi. Occorre quindi premunirsi sapendo cosa fare. Ecco qui una pratica guida che indica come affrontare un terremoto.
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