In seguito al terremoto in Giappone, si può dire che incombe il pericolo nucleare? Secondo quanto ha dichiarato il ministro dell’industria giapponese, potrebbe venirsi a creare una piccola fuga radioattiva nella centrale nucleare di Fukushima 1. Sarebbe un disastro nel disastro, determinando un impatto ambientale imponente. Le immagini rimbalzate su tutte le televisioni e in rete parlano chiaramente. Abbiamo assistito alla rivolta della natura contro l’uomo. Ed è questo che dovremmo pensare ogni volta che non facciamo il massimo per la conservazione ambientale.
Nella centrale di Fukushima 1 la pressione è salita e il livello di radiazione all’interno dell’edificio è aumentato. Grazie anche agli aiuti da parte degli Stati Uniti, che hanno mandato in Giappone del liquido di raffreddamento, gli esperti starebbero cercando di far abbassare il livello della pressione. Dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica arrivano continue informazioni a questo proposito e le preoccupazioni in termini di sostenibilità ambientale sono molte. In particolare il WWF ha manifestato una certa inquietudine sull’argomento, invitando le autorità competenti ad agire in modo trasparente e tempestivo.
Incertezze basate su notizie che si rincorrono e rimbalzano. Ciò che è certo è che sono state fatte sgomberare 6.000 persone che abitano fino ad un raggio di 3 km dalla centrale e le truppe anticontaminazione sono pronte a intervenire in caso si manifestasse una reale necessità. Si calcola che i reattori atomici che hanno subito un arresto automatico dopo le scosse di terremoto sono 11.
Argomento scottante quello del nucleare anche nel nostro Paese. In tema di energia nucleare ci sono posizioni pro e contro il ritorno all’atomo. In ogni caso il punto centrale rimane sempre l’impatto ambientale e la situazione che si è verificata in Giappone ne è un’evidente dimostrazione. In Italia a decidere sarà il referendum sul nucleare, per il quale è stata avanzata la richiesta di accorpamento con le elezioni amministrative, anche se questo connubio da molti è stato rifiutato.