L’Italia è generalmente riconosciuta come un paese ad altissimo rischio sismico. Il terremoto della Marsica del 13 Gennaio 1915 fu uno tra gli eventi più drammatici in tale ambito. Ecco cosa accadde quel triste giorno.
Siamo nel Gennaio del 1915; di lì a qualche mese, l’Italia sarebbe ufficialmente entrata nella Prima Guerra Mondiale. È il periodo in cui ilo Belpaese è fortemente scisso in due fazioni ben contraddistinte: interventisti, coloro che vogliono entrare in guerra, e neutralisti, i quali al contrario credono nella parola pace. Se si pensa che questa è la spaccatura più grande avvenuta nel Paese ci si sbaglia: la spaccatura più grande avvenne sul terreno della nazione.
Sono passati appena 6 anni dal terremoto di Messina, il quale uccise circa 80mila persone. È una fredda mattina di mercoledì: le persone sono intente a raggiungere il loro lavoro mentre i bambini sono diretti verso scuola. Alle ore 07:52 però la terra trema con una forza inaudita. L’entità registrata è di 7,0 di magnitudo. L’epicentro viene registrato presso Fucino in Abruzzo (zona della Marsica), ma la scossa viene avvertita in maniera assai evidente anche in Campania, Lazio, Umbria e Marche.
Successivamente all’evento principale vennero annotate altre 1300 scosse di assestamento. Il terremoto fu inoltre classificato come di XI grado sulla scala Mercalli (il penultimo gradino prima di una realtà apocalittica). L’allarme fu lanciato ben 12 ore dopo il primo avvenimento a causa dei mezzi di comunicazione molto retrogradi. I primi soccorsi sul campo giunsero solamente all’alba del dì successivo.
La città più colpita dal disastro fu senza dubbio Avezzano: su 13mila abitanti presenti a quel tempo, 10mila persero la vita. Oltre ad essa però ci furono una marea di piccoli borghi abitati in cui la distruzione fu quasi totale come ad esempio Cappelle dei Marsi, Gioia dei Marsi e San Benedetto dei Marsi.
Fortunatamente, il disastro ambientale non provocò un conseguente maremoto. Nonostante questo, i dati riportati da Wikipedia parlano di più di 30mila vittime. Il sisma portò in evidenza l’impotenza e la poca preparazione dello Stato italiano di fronte a tali emergenze. Si abbozzò infatti ad una minima ricostruzione dei luoghi ma dopo soli 4 mesi, il governo nazionale decise di scendere in guerra richiamando anche tutti gli uomini che già avevano subito tale trauma mentale. Ai cadaveri non venne neppure data una sepoltura dignitosa: la maggior parte di essi furono infatti stipati in fosse comuni. Per quanto la Terra a volte possa risultare crudele, noi umani siamo sicuramente peggio.
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