Una situazione bizzarra quella nella quale ci stiamo trovando, cosa sta accadendo? Gli affitti dei terreni agricoli stanno crescendo a dismisura.
Possiamo certamente affermare come in questi anni, complice anche la pandemia siano accadute veramente tante cose. Prima il Covid che ha messo in ginocchio praticamente il mondo intero e poi ancora convalescenti per quanto accaduto, il conflitto tra Russia ed Ucraina, scoppiata poco piu’ di un anno fa. E le conseguenze le stiamo subendo tutte.
Pensavamo che ce l’avremmo fatta ma la verità è che gli scompensi non sono solo psicologici e fisici, ovvero afferenti alla nostra persona ma anche economici: insomma, è proprio cambiata la nostra vita. Quindi cosa succede? Rincari all’ordine del giorno ed un rovescio di circostanze che ci fanno dubitare su tutto. Ma questo cosa c’entra con l’agricoltura? E’ facile da dire.
Ebbene sì, l’agricoltura è pertinente nel nostro discorso perché è tra quei settori che maggiormente ha risentito degli eventi che si sono verificati nell’ultimo triennio. Secondo i dati emersi da “Il Sole 24 Ore” le compravendite dei terreni hanno subito un incremento dal 2020 al 2021 pari al 59% – per non parlare del 70% nel Nord-Ovest e nel Centro Italia – mentre il quantum di affitti di terreni agricoli è letteralmente esploso.
Gli affitti di terreni agricoli presentano delle cifre che vanno dai 2.500 ai 3.500 euro all’ettaro all’anno con contratti almeno ventennali. Prezzi che poi possono lievitare, come nella Pianura Padana dove si arriva pure a 4.000 euro, il motivo? Le offerte delle società di gestione degli impianti fotovoltaici.
Sono inoltre 5 milioni gli ettari coltivati da aziende con contratti d’affitto contro il 1,2 milioni di ettari occupato dal comodato gratuito. Le aziende con terreni in proprietà hanno subito una riduzione del 44%, subendo invece un aumento dei terreni solo in affitto per una misura pari al 39%.
E per quanto riguarda la compravendita? Bisogna dire che il prezzo dei terreni agricoli in termini reali arretra nella misura dello 0,8%, una riduzione pari al 12% rispetto al 2010, a prescindere dalla sua collocazione geografica. L’acquisto di immobili sottolinea la volontà dei risparmiatori di tutelarsi dalla profonda incertezza economica percepita negli ultimi anni, complice anche un’inflazione in forte aumento.
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