I terreni agricoli, da sempre un bene rifugio – sono “vittime” di un vero e proprio cambio che genera molte preoccupazioni
Dopo il blocco imposto dalla pandemia, il mercato immobiliare ha ripreso a crescere sia in termini di valore dei terreni. Una crescita che ha coinvolto sia il numero di compravendite e superfici scambiate. Secondo i dati dell’Osservatorio del mercato immobiliare, le superfici scambiate sono aumentate del 59% nel 2021 rispetto all’anno precedente, con punte del 70% nelle regioni del Nord Ovest e del Centro Italia.
Anche i dati dell’Agenzia delle Entrate del primo trimestre del 2022 confermano la tendenza, con un ulteriore aumento del 15%. Inoltre, le attività di compravendita, come riportato nell’ultimo rapporto del Crea sull’andamento del mercato immobiliare del 2021, si sono più che riprese, con un aumento del 30% degli atti registrati dal Notariato. Ma ad essere in crescita è un altro settore dell’immobiliare…
Terreni agricoli è boom di affitti, ma c’è un problema
Il vero boom del mercato immobiliare riguarda gli affitti dei terreni agricoli, che coprono il 50% delle superfici a livello nazionale, grazie al nuovo business dell’agrivoltaico. Secondo i dati degli operatori riportati quest’anno durante la rassegna Fieragricola Tech a Verona, i prezzi degli affitti variano dai 2.500 ai 3.500 euro all’ettaro all’anno, con contratti minimi di 20 anni.
In alcune zone della Pianura Padana, le società di gestione degli impianti fotovoltaici offrono anche 4.000 euro all’ettaro all’anno per un contratto di 30 anni. Infatti il rapporto del Crea indica che il prezzo dei terreni agricoli è stato decisamente meno variabile nel tempo. Nonostante sia considerato un “bene rifugio” per eccellenza, il valore della terra ha subito una riduzione costante e graduale in termini reali negli ultimi dieci anni.
Sebbene alcune zone collinari del Nord-Est abbiano raggiunto valori da record di oltre 500mila euro ad ettaro a causa del boom del Prosecco, così come le zone di produzione dell’Amarone, del Barolo, del Brunello o le serre in Liguria, il valore della terra è costantemente diminuito in termini reali nell’ultimo decennio. Secondo il rapporto del Crea, tuttavia, nel 2021 si è registrato un aumento del 1,1% a livello nazionale, trainato dalle regioni del Nord e dalle aree di pianura, con un prezzo medio di circa 21mila euro ad ettaro. Ci sono tuttavia notevoli differenze tra i valori del Nord-Est (42.300 euro), Nord-Ovest (29.100) e il resto d’Italia dove il prezzo medio non supera i 15mila euro.
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Inoltre, considerando l’aumento del tasso d’inflazione, che nel 2021 si è attestato all’1,9%, il prezzo della terra in termini reali è diminuito dello 0,8% dopo due anni di sostanziale stabilità. Secondo il rapporto del Crea, questo è un processo che si protrae da oltre 15 anni e ha portato ad una riduzione del 12% del prezzo della terra rispetto al 2010, senza grandi differenze tra le circoscrizioni geografiche.