Qual è il terriccio adatto per le nostre piante? È sempre lo stesso o ci sono caratteristiche speciali da seguire? Ecco cosa bisogna sapere
Avere il pollice verde sicuramente non è da tutti. In tanti credono che per tenere una buona pianta, che sia essa da interno o da esterno, in maniera dignitosa e rigogliosa, basti innaffiarla periodicamente ed esporla al sole. In realtà, come ben noto, le piante hanno bisogno di punti di luce più o meno forti a seconda della tipologia, di un terriccio ben curato, della giusta ossigenazione, o crescere in condizioni di ombra ed anche umidità. Di certo, non tutti abbiamo le conoscenze corrette, e quindi spesso rischiamo di commettere errori grossolani, da principianti. Avere una casa con delle piante, o un giardino ben curato, richiede tempo e dedizione, proprio come se si stesse prendendo cura, ad esempio, del proprio animale domestico, essendo elementi vitali e che vanno assistiti.
E allora se ci si vuole buttare a capofitto nel mondo verde e straordinariamente vasto delle piante, della botanica, del giardinaggio, o qualsiasi esso sia, è bene sapere da dove partire per avere delle piante ben disposte. Quando bisogna invasarle, come sistemarle, e che terriccio devono prendere. Il rischio che più frequente si corre è quello di far bruciare le piante al sole, oppure di far annegare, letteralmente, le piante a causa dell’eccessiva quantità d’acqua che le immettiamo. O ancora, spesso capita che le radici sono cresciute così tanto, che stanno troppo strette nel vaso in cui sono collocate e vanno quindi rinvasate. È bene quindi conoscere le componenti della terra che si va ad inserire quando si impianta, e quale va utilizzata a seconda della tipologia di pianta.
Bisogna innanzitutto partire dal conoscere le componenti principali del terriccio la sua parte più abbondante. Tale componente può essere di tre tipi: la torba, ovvero diffusa nei terricci ma è poco sostenibile. Infatti è prelevata dalle torbiere che sono giacimenti di resti vegetali ricolmi di acqua che non si decompongono totalmente. Si ha poi fibra di cocco o fibra di legno.
La fibra di cocco ha caratteristiche un po’ più sostenibili, deriva dalla macinazione del guscio esterno della noce di cocco, ma essendo salato, ha bisogno di molta acqua per la sua produzione. La fibra di legno invece deriva da scarti di lavorazione del legno ed ha un impatto un po’ più positivo. Entrambe, comunque, generano un tipo di economia circolare. Tutte e tre sono permeabili e trattengono acqua.
che si adatta a coltivazione di tantissime piante, anche quelle interne, che hanno al loro interno materiali inerti (sabbia, ghiaia, argilla espansa ecc) e quindi drenanti, E sono tra quelli molto completi. Ci sono poi quelli generici, dei supermercati, sebbene economici, non contengono grandi inerti interni e quindi sono pesanti e poco drenanti, e il compost è molto elevato al loro interno. Possono pertanto rovinare alcune piante, ma sono buoni per piante non da invaso
Sono studiati per piante in particolare e specifiche, e che hanno esigenze specifiche, come ad esempio le piante grasse che hanno bisogno di terricci drenanti e con pochi nutrienti. Oppure per le acidofile, se il terriccio è acido con PH inferiore a 6, possono avere una fioritura molto più abbondante. Inoltre, in relazione al terriccio, bisogna fare attenzione anche a come innaffiare. Vanno anche rinvasate di frequente con altro terriccio acido, ad hoc per il tipo di pianta.
Necessitano di inerti maggiori e terricci comunque acido. Le orchidee poi sono piante che hanno radice all’aria e necessitano di fibra di cocco e mischiato alla corteccia, ma è preferibile comunque senza fibra di cocco, dato che non gradiscono molta umidità. Altro terriccio ottimo per questi tipi di piante sono quelli per bonsai, che hanno caratteristiche drenanti e nutrienti, trattenendo molta acqua.
Possono anche essere mischiati dei terricci a patto che possano rispecchiare i giusti valori delle piante alle quali glielo stiamo affidando. Va, infine, aggiunta argilla espansa nel vaso? È una pratica molto diffusa, però lo strato di saturazione della pianta (parte di terriccio satura d’acqua), ha sempre lo stesso spessore: se si aggiunge altro materiale, questo si alza e le radici ne vanno a contatto Queste ultime, infatti, non gradiscono troppa acqua. Sarebbe quindi consigliato evitare argilla espansa.
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