Negli Stati Uniti arriva una proposta per vietare i test cosmetici sugli animali. Potrebbe essere la volta buona per impedire queste pratiche che finiscono con causare il maltrattamento delle povere bestioline. La proposta, che è stata chiamata “Humane Cosmetics Act”, potrebbe rappresentare una vera e propria rivoluzione, dal momento che consentirebbe di porre fine ad un sistema che vede lo sfruttamento di creature innocenti. Gli Stati Uniti, quindi, si avviano verso il divieto di questa crudele pratica, tra l’altro entro breve tempo.
Se dovesse passare la proposta, che è stata sottoposta da Jim Moran al Congresso, infatti, tutto potrebbe essere portato avanti nel giro di un anno. E’ proprio questo il tempo che viene proposto per passare al divieto dei test cosmetici sugli animali nel territorio degli Stati Uniti. Ma non è solo questa la possibilità prevista dalla legge. Si vuole, infatti, provvedere anche al divieto di commercio dei prodotti cosmetici in questione, un procedimento che potrebbe essere attuato nel giro di tre anni. Tutto questo avverrebbe, quindi, in modo simile a quello che è successo in Europa. Nel nostro continente, infatti, nel 2003 furono vietati i test cosmetici sugli animali, mentre dal 2013 è vietata la vendita dei prodotti. Sono molti i Paesi che stanno seguendo questo esempio, sulla scia anche delle possibilità che offre la ricerca scientifica. Leggi di questo tipo possono anche costituire uno stimolo nei confronti della sperimentazione di nuove tecnologie capaci di sostituire i test in questione, per rispettare pienamente gli animali e trovare delle soluzioni alternative.
Ad esempio, di recente è stato messo a punto un metodo alternativo valido sia per provare i cosmetici che i farmaci. Si tratta di un test di laboratorio, che è stato brevettato ed è stato presentato a Bruxelles nell’ambito della conferenza “In vitro testing industrial platform”. Autori di questa innovazione sono stati i ricercatori della New Castle University. La legge europea aveva stabilito di bandire, da marzo 2013, tutti i test sugli animali. Tuttavia fino ad ora non esistevano metodi sostitutivi. Ora invece la scoperta. Gli esperti hanno spiegato che il tutto consiste nell’impiegare cellule prese da campioni di sangue umano. Queste ultime vengono differenziate in corpuscoli dentritici, in grado di attivare i linfociti T, e in chitochine, che riescono a dare una risposta sulle eventuali reazioni cutanee. Già esperimenti di questo tipo sono stati effettuati efficacemente da alcune aziende farmaceutiche.
Il nome esatto del test in questione è “Skimune”. Attraverso questo sistema si può stabilire se un determinato prodotto potrebbe suscitare una risposta immunitaria, con una conseguente allergia o sensibilizzazione. Non solo le aziende potrebbero evitare di sacrificare innocenti bestioline, ma risparmierebbero anche tempo e denaro. Skimune sarebbe, a detta di chi lo ha inventato, una soluzione anche per verificare se alcune sostanze non funzionino in maniera precisa sugli esseri umani. Scegliere prodotti non testati sugli animali (GUARDA LA GUIDA AI COSMETICI CRUELTY FREE) è prima di tutto un segno di civiltà. Non ci resta che attendere di saperne di più sulle concrete opportunità offerte dal nuovo metodo.
Un altro sistema alternativo di cui si è parlato tempo fa consisteva nell’uso della pelle sintetica, in grado di salvare quella delle cavie da laboratorio, usate per gli esperimenti. A scoprire questa rivoluzionaria possibilità era stato un team internazionale di studiosi, il quale ha voluto dimostrare davanti al mondo intero come sia possibile fare a meno delle pelli vere. L’annuncio era stato reso dal prof. Bhushan (docente della Ohio State University) e da Wei Tang (ingegnere cinese presso l’Università della Cina). I due ricercatori avevano constatato che la pelle sintetica e la cute dei topi, se trattati con della crema, davano risposte molto simili. Da qui, si evinceva che per diventare sostitutive il passo può essere molto breve. E’ stato importante scoprire anche come la pelle sintetica potesse diventare un rimedio per quelle persone che hanno subìto ustioni. Wei Tang ha voluto specificare: “In aggiunta alle questioni etiche, la pelle animale è difficile da ottenere, è costosa e fornisce risultati molto variabili a causa della variabilità individuale“.
Foto di salvatore ciambra