È il simbolo delle nozze, ma poi dopo esser stato usato quel giorno finisce rinchiuso nell’armadio. Donare l’abito da sposa è un gesto di grande sostenibilità.
C’era una volta il mito dell’abito da sposa, e c’è ancora. Lo strascico, il velo e poi il pizzo e i cristalli ad impreziosire il corpetto, l’abito bianco resta il vero simbolo delle nozze cn buona pace degli sposi che devono essere sì protagonisti della giornata, ma non al centro dell’attenzione. E quando si parla di nozze, uno dei punti su cui si punta una buona somma di budget organizzativo del matrimonio è proprio l’abito della sposa; del resto parliamo dell’abito che per un giorno fa davvero sentire e sembrare la donna come una principessa.
E poi che succede? Una volta indossato, l’abito bianco si porta in lavanderia e finisce conservato nel copriabiti al riparo dalla polvere e conservato in un angolo dimenticato dell’armadio. E se a questo abito si decidesse di dare una secondo possibilità? Donarlo o rivederlo può essere un buon modo per immettere l’abito nel circolo virtuoso della sostenibile del fashion.
Essendo ancora un mito, l’abito bianco resta l’ambizione preziosa di chi decide di organizzare una grande festa di matrimonio. Purtroppo però, proprio perché parliamo di abiti che hanno una base di acquisto abbastanza sostenuta, non tutti possono permetterselo; per questo motivo si potrebbe decidere di fare una buona azione -oltre che avviare decluttering domestico eliminando il superfluo e facendo spazio- decidere di donare che si è indossato solo quel giorno.
In Italia sono tantissimi i progetti da abito da sposa solidale che raccogli gli abiti bianchi che le spose decidono di donare e danno loro seconda vita affidandoli a future spose che non possono fare spese pazze in questo senso. Tra i più famosi citiamo Sowed una onlus che si occupa appositamente di questo; mentre il Monastero di Santa Rita a Cascia è diventato un vero e proprio atelier, dove le suore raccolgono e riordinano per taglia e per modello i tantissimi abiti che ricevono ogni anno in donazione. Infine dai missionari di Obiettivo Franceso è nato il progetto “abito da sposa solidale” anche qui i frati raccolgono e distribuiscono le donazioni in cambio di piccole offerte che sostengono progetti di prevenzione oncologica in Paesi in via di sviluppo.
Insomma, donare il proprio abito da sposa vuol dire attivare un circolo virtuoso sia in termini di lavorazione dei tessuti che di buone azioni.
Al di là della donazione si può anche decidere di vendere il proprio abito da sposa. Il second hand, del resto, è arrivato a numeri da capogiro con un +140% rispetto all’anno passato e una cifra che si aggira sui 120 miliardi. E per rivendere abiti usati oggi ci sono diverse opzioni; i tradizionali mercatini dell’usato di cui si è riscoperto nuovamente il fascino e ovviamente le tantissime piattaforme online sempre più controllate e sicure.
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