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E’ stata sequestrata la centrale elettrica Tirreno Power di Vado Ligure. Il provvedimento è arrivato in seguito all’accoglimento dell’istanza della Procura da parte del giudice per le indagini preliminari di Savona. Immediatamente è stato predisposto lo spegnimento degli impianti. Tutto questo in seguito a degli accertamenti che, secondo l’ordinanza, avrebbero messo in luce delle correlazioni tra emissioni e morti.
Il sequestro
Secondo gli inquirenti, la centrale Tirreno Power sarebbe stata responsabile di una serie di morti avvenute tra il 2000 e il 2007. Secondo gli accertamenti di cui si parla nell’ordinanza, non sarebbero stati rispettati alcuni limiti stabiliti dall’Autorizzazione integrata ambientale. Inoltre mancherebbe anche il sistema di monitoraggio a camino, che doveva essere messo a punto entro il 14 settembre del 2013. Secondo l’ordinanza di sequestro, ci sarebbe stato un “comportamento negligente” da parte dell’azienda, che avrebbe portato anche ad alcuni dati sulle emissioni da considerare inattendibili. In particolare, oltre al mancato rispetto delle norme contenute nell’Aia, si parla anche della posizione della Sme, la centralina del sistema di monitoraggio delle emissioni. Questo impianto doveva essere collocato in un camino e questo, invece, non è avvenuto. Tra le disposizioni del giudice c’è anche quella di collocare questo sistema di monitoraggio dove previsto dall’Aia. Un altro elemento che ha fatto decidere per il sequestro è quello del mancato uso dell’olio combustibile con zolfo allo 0,3% rispetto a quello con l’1%.
I dubbi
Ancora una volta la situazione si presenta come molto delicata e i cittadini devono, purtroppo, trovarsi tra il provvedere alla salute o il mantenimento del proprio posto di lavoro. Secondo la Procura, infatti, 442 persone sarebbero morte tra il 2000 e il 2007 e queste vicende sarebbero da ricondurre proprio alla presenza dei fumi della centrale. Inoltre, secondo il procuratore, la centrale avrebbe provocato tra 1700 e 2000 ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiovascolari e 450 di bambini per attacchi d’asma, negli anni tra il 2005 e il 2012. L’inchiesta che è stata aperta sulla vicenda prevede due filoni, uno per disastro ambientale e l’altro per omicidio colposo. Indagati risultano Giovanni Gosio, ex direttore generale, Pasquale D’Elia, direttore dello stabilimento, e una terza persona, il cui nome non è stato diffuso.
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