Il tonno è uno degli alimenti più consumati, specialmente nei mesi estivi: ma quanto risulta davvero sostenibile per l’ambiente? E’ possibile scoprirlo in fase d’acquisto con una semplice accortezza
Tra gli alimenti più consumati sulle tavole italiane, specialmente nei mesi più caldi dell’anno, il tonno in scatola riveste un ruolo importante. Ricco di preziose proprietà, eleva l’alimentazione quotidiana con arricchenti caratteristiche organolettiche senza inficiare in termini di tempo. A basso costo e ad alta resa, il tonno in scatola vanta fondamentali acidi grassi, tra i quali un elevato concentrato di Omega 3.
Proprio per l’elevato consumo che si registra sul territorio è importante evidenziare anche l’impatto ambientale del prodotto, verificando se rappresenti o meno una scelta sostenibile. Il metodo per scoprirlo è semplice ed efficace, ormai irrinunciabile per una spesa alimentare più consapevole.
Consumato come piatto principale o ingrediente all’interno di numerose pietanze, il tonno in scatola è una certezza all’interno della routine alimentare, una scelta semplice per assumere le proprietà nutrizionali che contraddistinguono il pesce. Economico e gustoso, il tonno in scatola è la soluzione perfetta per pasti veloci e privi di particolari preparazioni, senza rinunciare al sapore deciso e alle numerose caratteristiche organolettiche.
Tuttavia risulta estremamente necessario riconoscere la qualità del tonno selezionato in fase di acquisto per accertarsi della sostenibilità del prodotto, un aspetto rilevante per l’ambiente e per la salute. Per individuare gli estremi di provenienza basta analizzare con cura la dicitura riportata in etichetta in relazione al codice FAO, al quale viene associato la provenienza del pescato.
Per un’accurata scelta dei prodotti alimentari è essenziale analizzare con accortezza la dicitura dell’etichetta, una regola che vale ancora di più nel caso del tonno in scatola. Considerevolmente consumato sulle tavole italiane, la sua qualità e sostenibilità dipende in larga misura dalla provenienza, individuabile attraverso il codice FAO. Acque inquinate e Fishing Aggregative Device sono solo alcune delle realtà da tenere in considerazione, selezionando aree di provenienza garantite, come ad esempio FAO 37, proveniente dal Mar Mediterraneo, e FAO 27, relativa all’Oceano Atlantico nord-orientale. Da evitare risultano invece i codici FAO 31, 34, 41, 47, relativi all’oceano Atlantico sud-orientale e occidentale, così come Fao 51 e 57, corrispondenti invece all’oceano Indiano.
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