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Per alcuni la corrida è una festa che rientra a pieno titolo nella tradizione spagnola e proprio per questo non andrebbe abolita. Alcuni la vedono come una delle più caratteristiche feste tradizionali, che trova proprio nel contesto la sua ragion d’essere. Non dobbiamo dimenticare, comunque, che dietro a questo spettacolo ci sono indicibili sofferenze subite dagli animali. Gli animalisti varie volte hanno fatto appello alla coscienza comune, affinché si potesse mettere fine ad un fenomeno di questo genere. Ma la questione non è costituita soltanto dalla corrida, perché in tutto sono più di 13.000 le feste popolari spagnole, che implicano i maltrattamenti nei confronti degli animali.
Le crudeltà
Parlando di corrida, non si può fare a meno di esaminare quali sono tutte le crudeltà che vengono inflitte alle povere bestioline. Prima che il toro venga ucciso, quando viene colpito dal matador vittorioso, sarebbe sottoposto a violenze di ogni tipo. Prima di entrare nell’arena sarebbe tenuto al buio, sottoposto anche a delle sostanze chimiche, che hanno lo scopo di indebolire le sue forze. Riceverebbe delle percosse sul dorso e nei suoi occhi verrebbe messa la vaselina, in modo che la sua vista diventi annebbiata. I poveri animali andrebbero incontro anche a delle difficoltà di respirazione, perché nelle loro narici e nella gola viene infilata della stoppa. Nel momento di entrare nell’arena vengono conficcate delle lance, che provocano dolore ed emorragie, e poi, attraverso degli arpioni, i muscoli del toro vengono straziati. Esso non può che abbassare la testa. Alla fine muore per gravi emorragie polmonari. Quando rimane vivo, viene trascinato via dall’arena agonizzante e paralizzato.
Non si farebbe altro, quindi, che perpetrare delle violenze sugli animali, che vengono istituzionalizzate, accettate e organizzate dalle amministrazioni locali. Ci sono anche molte feste in cui sono coinvolti crudelmente i tori in Spagna. Per fare qualche esempio, possiamo ricordare la festa del toro de la Vega, che si svolge a settembre e che vede adulti e bambini torturare gli animali con delle lance lunghe fino a 3 metri. Oppure si può citare la festa del toro di Coria, che si svolge a giugno, in onore di San Giovanni: anch’essa implica molte sevizie sanguinarie nei confronti dei tori, che vengono linciati dalla folla inferocita. Un altro rito è quello della corsa dei tori, per la festa di San Firmino a Pamplona: gli animali sono liberati e spinti a correre velocemente per le strade. Anche questa festa si conclude con una corrida.
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Il daltonismo
Durante la corrida il torero è solito sventolare una mantellina rossa, con dei particolari movimenti. L’obiettivo è quello di distogliere l’attenzione dell’animale. Di solito nelle corride è coinvolta una razza di tori chiamata Brava, che è presente soltanto in Spagna e che da secoli è sottoposta ad un’opera di selezione, in modo da ottenere esemplari che si caratterizzano per la potenza e l’aggressività. Lo sventolare della mantellina rossa non è altro che un modo per confondere l’animale. Bisogna però specificare bene che in realtà, a differenza di quanto si possa credere, non è il colore rosso a provocare un senso di confusione al toro. Quest’ultimo, infatti, è daltonico e pertanto non distingue il colore porporato. Ci sono numerosi studi a questo proposito, fra i quali, ad esempio, possiamo citare “Improving Animal Welfare”, di Temple Grandin. Il volume prende in considerazione delle ricerche che sono state fatte, proprio coinvolgendo i tori, e dimostra come questi animali siano in grado di distinguere soltanto il giallo, il verde, il blu e il viola.
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