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Tragedia di Superga: la fine del Grande Torino

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Soprannominata “Il grande Torino”, fu una delle squadre più forti dell’intera storia del calcio: la tragedia di Superga è tutt’oggi ricordata come una macchia indelebile su ogni pallone rotolante.

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L’aereo schiantatosi al suolo (foto di “Il Fatterello” su Facebook)

Siamo nel 1949. La Seconda Guerra Mondiale è terminata da pochissimi anni e gli uomini ricominciano pian piano a riappropriarsi della propria vita. Sotto il regime fascista, lo sport aveva conosciuto un momento assai florido della sua esistenza in Italia: tra tutte le discipline, il calcio inizia a divenire un perno solido della cultura di massa, grazie anche ai due Mondiali vinti nel 1934 e nel 1938.

Nel massimo campionato nostrano è da ben 5 anni che non c’è storia: il Torino, a cui veniva affibbiato l’appellativo “Grande”, è infermabile. Difatti vince consecutivamente lo scudetto dalla stagione 1942-1943. I suoi giocatori costituivano la quasi totalità della Nazionale italiana. Giungiamo però al 4 Maggio 1949, quando la formazione, lo staff ed alcuni giornalisti stanno rientrando dal Portogallo, specificamente da Lisbona, dove avevano appena disputato un’amichevole benefica contro il Benfica. L’aereo che li stava riconducendo a casa però, non planò su una pista d’atterraggio.

Tragedia di Superga, la fine del Grande Torino: come avvenne l’incidente

Il volo ospitava in tutto 31 passeggeri di cui 24 membri del club calcistico, 3 giornalisti e 4 membri dell’equipaggio (primo pilota, secondo pilota, motorista e radiotelegrafista). L’aereo era un trimotore Fiat G.212 dell’azienda Avio Linee Italiane. Partì alle 9:40 da Lisbona ed atterrò 13.00 in punto all’aeroporto di Barcellona. Giusto un paio di ore di scalo e il velivolo riparte, precisamente alle 14:50 con direzione ovviamente Torino.

La formazione del Grande Torino (foto di Peppe Iannicelli da Facebook)

Giunti quasi nel capoluogo piemontese però, i piloti sono avvertiti dall’aeroporto italiano delle pessime condizioni climatiche: la visibilità orizzontale è scarsissima (appena 40 metri) a causa di impervi rovesci di pioggia, di un forte libeccio e di nubi quasi radenti al suolo. La torre di controllo chiede un invio di posizione. Dopo qualche attimo di esitazione, i piloti rispondono così “Quota 2000 metri. Scendiamo su Pino e poi tagliamo su Superga“. Alle 17:03, l’aereo è pronta per atterrare. Vira verso sinistra, si mette in orizzontale per planare ed infine si schianta sulla Basilica di Superga. 

Vittime, giocatori salvi e conseguenze

Basilica di Superga ad oggi (foto da Canva) – Ecoo.it

Dei 31 passeggeri a bordo del velivolo nessuno si salvò dato uno schianto dell’aereo a 180 chilometri orari. Due giorni dopo, il 6 Maggio 1949, si svolsero i funerali delle vittime che videro un’affluenza mostruosa: più di 600mila persone si riversarono presso il Duomo di Torino. Alcuni giocatori del Grande Torino non presero parte all’amichevole contro il Benfica per diverse ragioni. Essi furono:

  • Tommaso Maestrelli, il quale non riuscì a rinnovare in tempo il passaporto
  • Ferruccio Novo, presidente della squadra, rimasto a casa per una broncopolmonite
  • Luigi Giuliano, capitano della rosa, bloccato a causa di un’influenza
  • Renato Gandolfi e Vittorio Pozzo, non partiti per scelte tecniche dell’allenatore
  • Sauro Tomà, infortunato al menisco
  • Nicolò Carosio, radiocronista, impossibilitato a partecipare per la cresima del figlio.

Su delibera federale, il Torino, capolista del campionato italiano, fu proclamato Campione d’Italia nonostante non avesse raggiunto ancora la matematica vittoria. Lo shock per l’accaduto fu talmente tangibile che la Nazionale italiana andò ai Mondiali di Brasile dell’anno successivo in nave.

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