Transizione energetica e la sfida per il prossimo futuro green di alcuni comuni nel Veneto: vediamo di cosa si tratta e come si sono organizzati
La transizione energetica in atto su tutto il Pianeta ha come principale obbiettivo la decarbonizzazione della Terra attraverso la riduzione delle emissioni di CO2 e tutta una serie di tecnologie all’avanguardia che consentono lo sfruttamento delle energie rinnovabili. Sole, acqua e vento sono i protagonisti della produzione green di energia elettrica che è alla base delle strategie di sostenibilità e tutela ambientale. I paesi e i governi di buona parte del mondo hanno avviato politiche che vanno nella direzione di incentivare tali processi con programmi e piani ben strutturati e definiti.
E se l’unione fa la forza stanno sempre più prendendo piede le cosiddette comunità energetiche rinnovabili. Ogni cittadino può contribuire alla transizione energetica attraverso l’installazione di impianti solari o eolici, sia a livello domestico che lavorativo. Ma se ad unirsi sono più soggetti, le probabilità di riuscita aumentano e i costi diminuiscono. Ecco le idee alla base delle CER, con un chiaro obbiettivo: produrre e condividere l’energia rinnovabile in autonomia a costi vantaggiosi. Ne possono far parte tutti, cittadini, imprese, enti locali, qualsiasi soggetto pubblico o privato.
Succede in Veneto, dove ben 10 Comuni hanno accettato di diventare soci e aderire ad un interessante progetto di Comunità energetica rinnovabile, coadiuvati da Unicoge, società mista a prevalenza pubblica di gestione del gas della zona. I comuni soci hanno dunque sposato l’idea di autonomia energetica, tutela ambientale e contenimento della spesa che una CER propone. Condividendo in toto l’energia autoprodotta da fonti rinnovabili. E la Regione Veneto è la prima sostenitrice dell’iniziativa.
Tutti possono aderire, e la platea si è notevolmente allargata ed è sempre più eterogenea. Cittadini privati, imprese, attività commerciali, parrocchie, associazioni e fondazioni. Inoltre vi sono differenziazioni nella partecipazione, nel senso che si può scegliere se essere solo consumatori, oppure contemporaneamente produttori e utenti, fornitori di superfici atte ad ospitare gli impianti fotovoltaici o semplicemente investitori. L’equazione è semplicissima: produzione di energia green, autoconsumo e la parte in esubero la si condivide sul territorio, con una contropartita economica, maggiore di quella corrispondente all’immissione in rete.
La convenienza c’è, il contributo alla sostenibilità ambientale anche, dunque le CER possono rappresentare un’ottima sfida da consigliare e da mutuare su tutto il territorio nazionale. L’ottica di recepire le direttive europee e italiane è un paradigma efficace per molti enti locali e per le imprese dislocate sul territorio. Il governo dal canto suo ha posto sul piatto gli incentivi adatti per queste forme di associazioni sostenibili che vanno proprio nella direzione indicata e auspicata da tutti.
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